matto1
matto1 agg. e s. m. (f. -a) [forse lat. tardo mattus, matus «ubriaco»]. – 1. a. ant. Stupido, stolto: così m. come egli è, senza alcuna cagione è ... fuori d’ogni misura geloso di me (Boccaccio). Privo di discernimento: Uomini siate, e non pecore matte (Dante); Dell’ombra propria, come bestia matta, Ti fai paura (Giusti). b. Nell’uso mod., di persona che non possiede, o non possiede interamente, l’uso della ragione: parere, diventare, essere m. o mezzo m.; come sost., un povero m., una povera m.; urlare, precipitarsi, comportarsi come un m., come matti; anche di persona eccessivamente impulsiva o violenta: è m., è un m., pareva diventato m.; ormai disusato, o pop., l’ospedale dei m., l’ospizio dei m., il manicomio. È sinon. più pop. di pazzo e di folle, dai quali non è però sostituibile in alcuni proverbî, quali: chi canta a tavola e a letto è m. perfetto; ne sa più un m. in casa propria che un savio in casa d’altri; chi è al coperto quando piove è ben m. se si muove; del m., del medico e del cuoco, ognuno ne ha un poco; non tutti i m. stanno al manicomio. È più com. di pazzo (spec. nelle regioni settentr.) in frasi del linguaggio fam. come: c’è da diventar matti, per indicare una situazione insopportabile (e analogam.: se va avanti così, io divento m., e sim.); sei m.?, ma siete m.?, a chi si comporta in modo anormale, o fa discorsi irragionevoli, assurdi, o annuncia propositi poco saggi (e con sign. affini: ma tu sei m., sei proprio m., sei m. nel cervello!); fossi m.!, mi credi m.?, non sono mica m.!, neanche se fossi m.!, frasi di energico o risentito rifiuto a fare o ad accettare quanto è stato richiesto o proposto; essere m. da legare, m. da catena, di chi fa o dice cose strane e irragionevoli; roba da matti, cose da matti, incredibili, assurde; e come locuz. avv., per significare impeto, violenza: gridare da matto, correre da matti (meno com., correre alla matta, precipitosamente, all’impazzata; agire alla matta, sconsideratamente). c. estens. Persona bizzarra, stravagante, o spensieratamente allegra: è una gabbia di matti, di un insieme di persone allegre, rumorose, estrose; fare il m., i m., darsi alla più sfrenata allegria; A conti fatti beati i matti (Giusti); i signori, chi più, chi meno, chi per un verso, chi per un altro, han tutti un po’ del matto (Manzoni). Anche come agg.: testa m., teste m., sempre con riferimento a persone; e implicando per lo più un giudizio di simpatia: che matto!, che matti! (v. anche mattacchione). d. In senso fig., come agg., di persone che, per un qualsiasi motivo, si comportano in modo simile a chi non ha l’uso della ragione (in questo sign. è frequente anche pazzo): essere, sembrare m. dalla gioia, dalla disperazione, o per il dolore, per la rabbia; andare m. per una persona, per una cosa, amarla, desiderarla grandemente (quasi da perdere la ragione), esserne fortemente invaghito: andava m. per quella sua compagna (con sign. analogo, volere un bene m.); va matta per le canzoni folk. Più raram. riferito a nomi di cosa, per indicare discorsi, modi, comportamenti incontrollati, proprî di un matto più che di persona che ha il cervello sano (si dice quindi idee pazze, propositi pazzi, spese pazze, non matte o matti); ma è più com. matto, per il suo tono più fam., in espressioni nelle quali ha un valore intensivo o iperbolico: ne ho, ne avrei un gusto m., ne sono o ne sarei proprio contento (spesso con una connotazione di malignità); ne ho una voglia m.; si fece le più m. risate. 2. agg. In altri usi estens. o fig.: a. Di parte del corpo, e in partic. di un arto, che, per non essere del tutto sano, non assolve come dovrebbe la sua funzione: avere una gamba m., zoppicante. b. Falso, e perciò privo di valore: orecchini di oro m. (per un diverso sign. di oro matto, v. matto3). c. Con accezioni partic.: cavallo m., bizzarro; pecora m., affetta da capostorno; razzo m., locuz. con cui sono stati talvolta indicati i razzi pirotecnici che esplodono in più momenti successivi: l’inesauribile verve di Shakespeare ... fa pensare ai razzi m. che ricadono, dopo lo scoppio, spappolandosi in mille fuochi, d’ogni colore (Cardarelli); terra m., espressione talora riferita alle regioni dell’Italia meridionale, con allusione ai frequenti terremoti (per cui si usa anche accoppiare le due locuz. terra matta, terra ballerina); penna m., ant., la piuma minuta degli uccelli: avendol già tutto unto di mele [= miele] e empiuto di sopra di penna matta ... (Boccaccio); carne m., locuz. con cui si indicano popolarmente escrescenze carnose varie, come porri, verruche, nèi (e analogam., peli m., i peli che talvolta crescono su alcune di tali escrescenze); carro m. o carromatto, v. carro, n. 3 b; casa m., v. casamatta. 3. s. m. Nel gioco dei tarocchi, denominazione della carta corrispondente al numero zero e recante la figura del buffone; essere il m. nei tarocchi, o stare come il m. nei tarocchi, sentirsi a proprio agio in una compagnia. ◆ Dim. matterèllo, con l’accr. matterellóne (f. -a); pegg., non com., mattàccio. ◆ Avv. mattaménte, nel modo proprio di un matto o dei matti, o in modo stolto, stravagante: comportarsi mattamente; affrontare mattamente un’impresa senza possibile esito.