maxistangata
(maxi-stangata, maxi stangata), s. f. Provvedimento economico-finanziario finalizzato al riordino dei conti pubblici, molto superiore alle aspettative. ◆ Lo «sprint» più scattante […] spetta al primo governo di Giuliano Amato: per approvare la storica «maxistangata» da 93.000 miliardi, il 17 settembre 1992, servirono solo due ore e mezza. Il rischio bancarotta suggerì brevità e velocità. (Roberto Giovannini, Stampa, 29 settembre 2002, p. 5) • Oggi a Milano [Romano] Prodi e [Tommaso] Padoa-Schioppa spiegheranno a giornali «amici» che la loro Finanziaria è tutt’altra cosa rispetto alla macelleria di cui li accusiamo. […] E come si arriva alla maxi stangata espropriatrice? Attraverso tre plateali sburgiardamenti di impegni che l’Unione aveva preso. (Oscar Giannino, Libero, 1° ottobre 2006, p. 3, Primo piano) • L’attacco dei Democratici di Sinistra e della Margherita parte dal quadro attuale in cui va a inserirsi la maxi-stangata: «In Lombardia l’addizionale Irpef per la sanità arriva all’1,4 per cento contro la media della 0,9 del resto d’Italia, il ticket sull’assistenza specialistica è di 46 euro al posto dei 36 previsti a livello nazionale (con i 10 euro stabiliti da Roma si arriva a 56, ndr)» (Simona Ravizza, Corriere della sera, 4 gennaio 2007, p. 3, Primo piano).
Composto dal confisso maxi- aggiunto al s. f. stangata.
Già attestato nella Repubblica del 17 settembre 1987, p. 3 (Stefano Marroni).