menomare
v. tr. e intr. [der. di menomo] (io mènomo, ecc.). – 1. tr. Rendere o far apparire minore; sminuire: m. il merito, il prestigio, il buon nome di qualcuno; m. l’opera altrui; non cercare di m. le sue colpe; anche, ledere, danneggiare dal punto di vista morale: è un fatto che menoma i suoi diritti; quest’azione menoma la sua dignità; o danneggiare fisicamente, limitare nell’efficienza fisica: una ferita di guerra l’ha menomato per tutta la vita; l’incidente gli ha menomato l’uso delle gambe. 2. intr. (aus. essere) Scemare, venire meno: ricordatole il passato tempo e ’l suo amore mai per distanzia non menomato (Boccaccio); le sue forze vanno menomando di giorno in giorno; anche con la particella pron.: la sua fama va sempre più menomandosi. ◆ Part. pres. menomante, anche come agg.: una lesione, una mutilazione menomante, che riduce l’efficienza fisica del soggetto; anche con sign. intr., detto della luna, come sinon. antiquato di calante: La luna di settembre è menomante E i pastori cominciano a partire (D’Annunzio). ◆ Part. pass. menomato, anche come agg.: si ritiene menomato nel suo diritto; in partic., di persona che per mutilazione o altro abbia perso parte della propria efficienza fisica (cfr. minorato): è un uomo menomato; e, con altro sign., di funzionario a cui sia stata sottratta parte delle sue attribuzioni.