mensola
mènsola s. f. [dal lat. mensŭla «tavoletta, tavolino», dim. di mensa «tavola, mensa»]. – 1. a. Nell’architettura antica e moderna, membro architettonico di varie forme e materie, che serve di sostegno a strutture sovrastanti, con un aggetto minore dell’altezza e di solito sagomato in modo che vada assottigliandosi verso l’estremità libera: Come per sostentar solaio o tetto, Per m. talvolta una figura Si vede giugner le ginocchia al petto (Dante). b. Nella scienza delle costruzioni, trave incastrata a un estremo, a sbalzo, e libera dall’altro, per lo più soggetta soltanto a forze verticali dirette verso il basso (carichi), che costituisce un sistema staticamente determinato. 2. Piano d’appoggio che può essere realizzato come lastra (di marmo, legno, vetro, ecc.) aggettante da una parete nella quale sia parzialmente infissa o contro la quale siano fissati elementi triangolari o conformati a L (anch’essi detti mensole) che la sostengono, oppure come struttura allungata verticalmente e restringentesi verso il basso, in genere di legno (eventualmente decorata), sospesa alla parete mediante ganci e adatta a sostenere libri, sculture o altri oggetti da esporre. 3. Negli impianti elettrici: distributore a mensola, dispositivo per la connessione tra circuiti in cavo e linee aeree, costituito da una mensola di ferro che sostiene gli isolatori di partenza dei fili delle linee; sostegno a mensola, il profilato metallico infisso orizzontalmente in un muro, sul quale vengono fissati gli isolatori che sostengono i fili delle linee aeree. 4. Nell’arpa, la parte superiore, in forma di S coricata, cui si attaccano, mediante appositi cavicchi, le corde dello strumento. ◆ Dim. mensolétta, mensolina (non com. mensolino m.); dim. o spreg. mensolùccia; accr. mensolóna (v. anche mensolone); pegg. mensolàccia.