merenda
merènda s. f. [lat. merĕnda, gerundivo neutro pl. di merere «meritare»: propr. «cose da meritarsi»]. – 1. Breve e leggero pasto che si fa tra il pranzo e la cena, generalmente con cibi non cucinati, soprattutto da parte di ragazzi, e talvolta, in gite e scampagnate, anche di adulti: fare m.; all’ora di m.; preparare, serbare, comprare qualche cosa per m.; che hai mangiato per m. (anche a merenda)?; andare a far m. in campagna; fare m. sul prato; avendo ragionato d’una m. che in quello orto a animo riposato intendevan di fare (Boccaccio). Anche, spuntino che si fa a metà mattina, spec. da parte di scolari: che cos’hai oggi per m.?; la m. si fa nell’intervallo; il cestino della m., quello che i bambini dell’asilo o delle scuole elementari portano con sé a scuola. 2. Con sign. concr., i cibi che si mangiano a merenda: dare la m. ai bambini; ho dimenticato a casa la m.; non avevo appetito e la m. è rimasta lì; ha diviso la m. col compagno di banco. Dal fatto che a merenda si mangiano solo cibi freddi, che in genere non richiedono l’uso di posate, o che comunque il cavolo non vi è adatto, la comunissima frase prov. ironica c’entra (o ci sta, ci ha che fare) come i cavoli a merenda, di persona, cosa, frase, ecc., che non c’entra affatto con ciò che si sta facendo o dicendo, assolutamente estranea all’argomento, oppure inopportuna, molesta, e sim.◆ Dim. merendina (v.) e merendino m. (non com.); vezz. merendùccia; accr. merendóna, e merendóne m.; pegg. merendàccia.