metameria
metamerìa s. f. [comp. di meta- e -meria]. – 1. In biologia, stadio dello sviluppo ontogenetico o condizione definitiva di quegli animali (anellidi, artropodi, cordati) il cui corpo è formato da una successione lineare di segmenti (metameri o somiti), in ciascuno dei quali si ripetono strutture e apparati (circolatorio, nervoso, escretore, ecc.): si distinguono una m. eteronoma, nella quale i metameri presentano differenze nell’aspetto e nelle funzioni, e una m. omonoma, nella quale i metameri sono uguali fra loro (a eccezione dei primi e degli ultimi), tipica per es. degli anellidi policheti erranti. Anche, l’analoga condizione che si riscontra nei vertebrati superiori (incluso l’uomo) allo stadio adulto, limitatamente ad alcune strutture specializzate (come i nervi cranici, quelli spinali e le vertebre), e che deriva dalla metameria caratteristica degli stadî embrionali. 2. In chimica, tipo di isomeria (detto anche metamerismo) fra più composti costituiti da atomi della stessa natura, in ugual numero e con la medesima valenza, ma legati in modo da formare gruppi caratteristici differenti che conferiscono ai metameri proprietà chimiche diverse: tipico esempio è quello delle aldeidi e dei chetoni. 3. In ottica, fenomeno per cui mescolanze differenti di varî colori danno luogo a una medesima sensazione cromatica (sensazione metamerica o stimolo metamerico): v. metamerico.