mettere
méttere v. tr. [lat. mĭttĕre «mandare», nel lat. tardo «mettere»] (pass. rem. miṡi, mettésti, ecc. [pop. tosc. méssi, mésse, méssero]; part. pass. mésso). – Verbo di sign. ampio e generico, dai confini semantici non ben definiti, che comprende in sé le accezioni di porre, collocare, posare, introdurre, ficcare, attaccare, versare, e di parecchi altri verbi, da cui può di volta in volta essere opportunamente sostituito. Regge per lo più due complementi, il compl. oggetto e un compl. di luogo o di termine, e sono questi che ne determinano caso per caso il significato. 1. In genere, far stare in un luogo, far passare da un posto a un altro, sia spostando l’oggetto con le mani sia in altro modo; m. in, dentro, sopra, sotto, accanto, davanti, dietro; m. il tappeto in terra, i vestiti nell’armadio, i libri nello zaino; m. i piatti, le posate, le vivande in tavola (spesso ellitticamente: m. in tavola); m. le merci in magazzino, le casse in deposito, la vettura in rimessa, un’imbarcazione in mare; m. le botti sul carro; m. la legna nel caminetto; m. i panni in lavatrice; m. i fagioli in pentola, la carne sulla griglia, la minestra sul fuoco; m. l’acqua nel bicchiere, lo zucchero nel caffè, il vino in bottiglia; m. il cappello in testa; m. i bastoni fra le ruote (in senso fig., v. bastone, n. 1 b). In senso più astratto, per indicare un cambiamento di condizione o di stato: m. al sole, all’aria; m. in ombra (in senso proprio e fig.: v. ombra1, n. 4 a); e con un infinito: m. i panni ad asciugare; m. il latte a bollire. Con sign. più determinati: a. Posare: guarda dove metti i piedi; gli mise una mano sulla spalla; fig., mettersi una mano sulla coscienza (v. mano, n. 1 a). b. Far penetrare, inserire, ficcare, conficcare: m. la chiave nella toppa; m. un chiodo nel muro, una lama nella fessura, uno spillone nel cappello. c. Qualche volta equivale a far andare: con un abile colpo di stecca ha messo la pallina nella buca (nel gioco del biliardo); m. in rete il pallone, nel calcio, segnare un gol. d. Di vestiti o altre cose che si portano addosso, indossare, infilare e sim.: m. il grembiule, le scarpe, il berretto al bambino; più frequente in frasi di valore rifl.: mettersi le scarpe, le calze, il vestito, i guanti, il soprabito; mettersi (o anche mettersi indosso) la maglia pesante; mettersi una camicia nuova, la cravatta a farfalla; analogam., mettersi un anello al dito, mettersi un fiore all’occhiello. Con senso diverso, ma sempre con riferimento ad abiti e acconciature, l’espressione fam. sapersi mettere, avere gusto e eleganza nel vestire, nell’acconciarsi. e. Applicare (cucendo o fermando in altro modo), adattare: m. una toppa ai calzoni; m. i soprattacchi alle scarpe; mettersi un cerotto; m. il francobollo a una lettera; m. le corde al violino; mettersi gli occhiali, la maschera; m. i ferri, la cavezza, le briglie al cavallo; m. le manette ai polsi; m. le catene a un prigioniero. Con sign. molto partic., m. le corna (v. corno1, n. 2 c). f. Appendere, attaccare: m. un quadro alla parete; m. le tende alle finestre; m. un avviso, un manifesto, ecc. g. Installare, far fare un impianto: m. in casa il gas, il telefono, il termosifone, uno scaldabagno. h. Talvolta ha sign. affine ad «aggiungere»: metti anche questo nel pacco; chi più ne ha più ne metta, modo prov. con cui s’interrompe un’enumerazione che potrebbe continuare ancora, con senso affine alle locuz. eccetera eccetera, e via dicendo, e così via. i. Con riferimento al contenuto di uno scritto, un discorso e sim., inserire, aggiungere, segnare: hai messo troppe idee, troppe citazioni; vorrei m. nel contratto anche questa clausola; ho messo alcune note in margine; m. il titolo all’opera; m. la firma su un documento; metti qui il nome e cognome; m. l’indirizzo sulla busta; m. la data alla lettera; qui ci metterei un aggettivo, una virgola, una parentesi; metti uno zero dopo il sette; m. in conto, segnare a credito, o semplicem. tenere calcolo di qualche cosa. l. Con riferimento a cose non materiali (generalm. senza articolo), far nascere, provocare, cagionare: m. pace, m. discordia, m. scandali; metter bene o male fra due persone; infondere, far venire: è un tonico che mette forza; quelle parole gli misero coraggio; è un pensiero che mette i brividi; anche, indurre, incutere, ispirare: m. orrore, ribrezzo, paura, soggezione, timore. In partic., m. in testa o in mente una cosa a qualcuno, fargliela intendere, convincerlo d’un fatto, oppure insinuargli idee, fantasie, e sim.; mettersi qualcosa in testa, intenderla e fissarla nella coscienza o nella memoria (mettiti bene in testa ciò che ti dico; mettiti in testa che io non me ne voglio più occupare), o incaponirsi a credere, a volere, fissarsi in un pensiero, in un proposito (s’è messo in testa che io ce l’abbia con lui; se si mette in testa d’andarci, ci va; non te le mettere in testa certe idee). 2. Con compl. oggetto di persona, accompagnare, far andare, o anche collocare in un luogo: m. il bambino nella culla; m. i bambini a letto, o a dormire; fig., m. a dormire una pratica, o sim., metterla da parte, non curarsene più, senza averla risolta; m. le sentinelle all’ingresso; m. la cavalleria alla retroguardia; m. qualcuno in prigione, rinchiudervelo; m. un ospite al posto d’onore (a tavola), assegnargli quel posto, farlo sedere; l’albergo è pieno e non saprei dove mettervi, dove farvi alloggiare; m. un figlio in collegio; m. i figli a scuola, al mestiere, al lavoro, a bottega, far loro frequentare la scuola, mandarli a imparare un mestiere, dar loro un’occupazione, ecc.; m. qualcuno a un ufficio, a un posto, procurargli un impiego, dargli una carica, ecc.; m. sul trono, fig., innalzare alla dignità regale; m. qualcuno in mezzo, nel posto di mezzo, cioè fra gli altri due che gli si pongono ai lati, e analogam. mettersi in mezzo fra due persone, inserirsi tra esse, anche per dividerle (per gli usi fig. delle locuz. m., mettersi, esser messo in mezzo, e mettere, mettersi di mezzo, v. mezzo1, n. 6 b); m. qualcuno alle costole d’un altro, far che lo segua, che gli stia sempre vicino, soprattutto per controllarne la condotta, per vigilare su lui o sim. (anche nel rifl., mettersi alle costole di qualcuno, seguirlo da vicino, stargli sempre accanto, non staccarsi da lui); m. qualcuno sulla via giusta, per lo più in senso fig., instradarlo, indirizzarlo bene (nello studio, nel lavoro, nella vita), dargli un sano indirizzo morale. Costruito con la prep. a e l’infinito, far fare qualcosa a qualcuno, adoperare qualcuno per un dato lavoro: lo mise a lavare i piatti, a zappare la terra; ha messo il figlio a dirigere l’azienda (o anche alla direzione dell’azienda); con riferimento ad animali, m. l’asino a girare la macina, m. i cani a tirare la slitta. 3. Nel rifl., con soggetto di persona: a. In senso proprio: mettersi in un luogo, prendere posto in esso: s’è messo in casa mia e non se ne vuole più andare; mettersi in un angolo; mettersi accanto al fuoco; mettersi a tavola; mettersi a letto (per lo più, s’intende per malattia, altrimenti andare a letto); mettiti lì e non ti muovere; mettersi accanto, dietro, davanti, ai lati, per indicare la posizione che si assume rispetto ad altri o rispetto a un oggetto; non ti mettere sempre tra i piedi!; non saper dove mettersi, di persona imbarazzata, impacciata. b. Con riguardo all’abbigliamento, vestirsi in un determinato modo: mettersi in abito da sera, in costume, in maschera; mettersi in ghingheri; mettersi in vestaglia, in pigiama, in maniche di camicia; mettersi in lutto. c. In alcune frasi, stabilire determinati rapporti: mettersi in comunicazione, in contatto, in relazione con qualcuno; mettersi in società con qualcuno, unirsi a lui come socio; mettersi al servizio, alle dipendenze di qualcuno; assol., mettersi con qualcuno, con qualcuna, mettersi insieme, stringere rapporti sentimentali, amorosi, oppure convivere. Con senso più partic.: mettersi con i più forti, unirsi a loro, star dalla loro parte; con altro sign., non com., mettersi con qualcuno più forte, più debole, contrastare o venire alle mani con lui. d. Mettersi per una strada, entrarvi, avviarcisi: si misero per un sentiero che attraversava il bosco; anche in senso fig.: mettersi per una via pericolosa, per (o su) una strada sbagliata, ecc.; mettersi in cammino (letter. mettersi in via), incamminarsi, avviarsi; con senso più generico, mettersi in un luogo o per un luogo, accingersi ad attraversarlo: mettersi in mare col cattivo tempo; noi ci mettemmo per un bosco Che da neun sentiero era segnato (Dante); Quante fïate sol, pien di sospetto, Per luoghi ombrosi e foschi mi son messo (Petrarca). Analogam., in espressioni fig.: mettersi in un’impresa; mettersi alla ventura, procedere alla cieca, affidarsi alla sorte, e sim. In altre espressioni affini, come mettersi in un pericolo, in un rischio, mettersi nei guai, nei pasticci, il verbo acquista sign. più varî, cioè avventurarsi, entrare, esporsi, o venire a trovarsi in una condizione determinata. Costruito con la prep. a seguita da un infinito, ha valore incoativo, indica cioè l’inizio di un’azione, di un moto, di un lavoro: mettersi a leggere, a scrivere, a giocare, a cucire; mettersi a gridare, a ridere, a piangere; si misero tranquillamente a discorrere; mi misi con pazienza a studiare la situazione; si mise a cercarlo, a seguirlo; s’è messo a vendere elettrodomestici, a fare l’assicuratore; con soggetto di cosa: il treno si mise a correre; il motore s’è messo a fare i capricci, ecc.; e con verbi impersonali: s’è messo a piovere, a nevicare. e. Sign. affine ha anche seguìto da complementi: mettersi all’opera, accingersi a operare, ad agire; mettersi a un lavoro, intraprenderlo, dedicarvisi; mettersi in cerca di qualcuno, di qualche cosa, d’impiego, di fortuna; mettersi di buona voglia, di lena, di buzzo buono; anche assolutamente mettercisi (e mettercela: ce l’ho messa tutta, credimi!), per indicare l’impegno con cui ci si applica a un’attività: pare che ci si sia messo, finalmente; quando ci si mette, riesce sempre; se mi ci metto io ...!, frase che può esprimere vanto o minaccia spesso scherz.; in forma negativa: non mi ci metto neanche, non voglio neppure provarmici, tentare e sim. 4. Senza distinzione fra persone o cose (e così sarà nei numeri che seguono), far passare a una posizione determinata: m. in piedi, ritto, disteso, obliquo, inclinato; frequente anche il rifl., per indicare la posizione o l’atteggiamento che si assume: mettersi a sedere o mettersi seduto, mettersi sdraiato, mettersi in ginocchio; mettersi in guardia, sulla difesa o sulla difensiva (in senso proprio, nella scherma, nella lotta, e sim.; fig., contro possibili attacchi o contro pericoli di varia natura). Di più cose o persone, disporre: m. i numeri in colonna; m. i soldati (o i ginnasti o altri) in fila, per due, per quattro; rifl., mettersi in fila. 5. Far passare a uno stato determinato, ridurre in una determinata condizione (di solito con le prep. a o in): m. un compito in bella, in pulito; m. in musica un testo, musicarlo; m. in versi, in rima, versificare, trattare in poesia; m. in latino, in francese, tradurre; m. in ordine, disporre ordinatamente (e similmente m. in sesto, in assetto); m. in disordine, sottosopra, a soqquadro, in subbuglio; m. a rumore un paese, indurre a sollevazione, a tumulto, o provocare scandalo; m. qualcuno al sicuro, al coperto; m. una famiglia alla fame, sulla strada, sul lastrico, ridurla alla miseria; m. un cavallo al passo, al trotto, al galoppo; m. qualcuno sotto accusa, sotto processo; m. agli arresti; m. in catene, ai ferri; m. alla tortura; m. fuori combattimento; m. in pensione, a riposo; di lavori che si avviano: m. in allestimento, in costruzione, ecc. Con sign. affini: m. il malato a dieta; m. una bestia a fieno; m. un prigioniero a pane e acqua; m. un terreno a coltura; e indicando il genere di coltivazione: m. un campo a grano, un poggio a olivi, ecc. Con usi più chiaramente fig.: m. qualcuno in pensiero, in ansia, in apprensione; m. di buonumore, di malumore qualcuno (con soggetto di persona o anche di cosa: la sua presenza mi ha messo di buonumore, o, al contr., di malumore); m. in una brutta situazione, m. nei guai qualcuno; m. qualcuno sull’avviso, in sospetto; m’hai messo in imbarazzo con la tua domanda; m. la testa, il cervello a partito; mettere o mettersi il cuore in pace, calmarsi da uno stato d’ansia, e più spesso rassegnarsi: e io in vece vi dico chiaro e tondo che il cuore in pace non lo metterò mai (Manzoni); m. qualcuno in onore, in discredito; m. in pericolo (persona o cosa); m. in burla, in ridicolo; m. in uso, diffondere nell’uso, o anche cominciare a usare; m. in dimenticanza, in oblìo. Nel rifl.: mettersi in salvo, salvarsi; mettersi comodo, a proprio agio; mettersi in soggezione; mettersi in regola con i pagamenti; mettersi in pensione, a riposo (ma anche mettersi in ferie, in malattia, in maternità, da parte di dipendenti di aziende, fabbriche, uffici, ecc.). Per altre locuz., numerosissime, in cui il verbo ha questo stesso sign. generico o altri simili, v. oltre. 6. Con altri sign., più o meno lontani da quello fondamentale: a. Contribuire in qualche modo a una spesa, a un’opera, a una raccolta di denaro: abbiamo messo un tanto per ciascuno; io ci metto i soldi e lui il lavoro; s’è risparmiato qualcosa sul preventivo perché una parte del materiale l’abbiamo messa noi; se mettiamo ognuno cento euro, potremo fargli un bel regalo. b. Di somme di denaro, impiegare, investire: m. un capitale a frutto; m. i proprî risparmî in un’impresa; ha messo tutti i suoi averi nell’industria. Analogam., puntare nel gioco: mise cento euro sul rosso; io metto due cip; o scommettere: metto cento euro contro dieci che non ci riuscirai. c. Spendere, impiegare un determinato tempo nel fare qualcosa: ci ha messo tre giorni per la riparazione; fra andare e tornare ci metterò due ore buone; da Roma a Napoli il treno ci mette circa due ore; quanto ci metti, a vestirti! E per indicare la facilità, la prontezza, la mancanza di perplessità o d’indugio: se continua a fare il prepotente, ci metto poco io a sistemarlo come si merita; con la sua faccia tosta, non ci metterebbe nulla a negare la verità. d. Adoperare, applicare a un determinato fine (detto soprattutto della propria attività, delle proprie forze fisiche o spirituali): ci ha messo tutta la sua buona volontà, il suo zelo, la sua diligenza, tutto sé stesso per riuscire; dovresti m. più impegno nel tuo lavoro; metti un po’ d’attenzione in ciò che fai; fatiche e spese che si mettono nei buoni studi per essere onorati dagli altri (Leopardi); era un uomo non solo da consigliare, ma da metter l’opera sua, quando si trattasse di sollevar poverelli (Manzoni). Con senso affine: mettici un po’ più di sentimento quando suoni. e. Far agire, far funzionare: m. la stufa, il ventilatore; nei veicoli a motore, m. la seconda, la terza, innestare tale rapporto al cambio di velocità. f. Imporre: m. una tassa, un tributo, un dazio; m. una multa; m. una taglia; m. un divieto. In qualche caso, stabilire d’autorità: il governo ha messo per legge che ... g. Opporre, contrapporre: m. ostacoli, difficoltà; m. riparo, rimedio a qualche cosa; m. un freno agli abusi; m. un limite alle spese, alla propria ambizione. h. Far consistere, riporre: mette tutta la propria gloria nel trionfare sui più deboli; hanno messo tutta la loro felicità in quel figliolo. i. Ammettere, supporre: metti il caso che io non mi svegli in tempo; mettiamo che abbia detto il vero; anche come inciso: il ritardo sia, mettiamo, di tre ore. l. Con riferimento a generi di vendita, richiedere per essi un dato prezzo: il pollo ve lo metto dieci euro; quanto mi mette al metro questa tela?; se li prende tutti e tre glieli metto poco. m. Delle piante, sviluppare, far germogliare: m. le radici, le gemme, le foglie (fig., di persona, metter radici, prendere possesso stabilmente di un luogo, di un ufficio, o prendere dimora stabile in un luogo, non andarsene via più; riferito a cose, e soprattutto a idee, consuetudini, attecchire profondamente, diffondersi prendendo vigore). Analogam., degli animali: m. le penne, le ali, le corna; e dell’uomo: m. i denti, i peli, la barba, i baffi. In senso traslato: metter senno, cervello, giudizio, cominciare ad averne; e per estens., metter superbia, assumere tale atteggiamento. 7. In unione con avverbî: mettersi qualcuno contro, farselo nemico (diverso da mettersi contro qualcuno, opporglisi, prendere atteggiamento ostile, polemico). Metter dentro, far penetrare, inserire, conficcare; fam., riferito a persona, imprigionare. Metter fuori, esporre: metter fuori le bandiere, i quadri degli scrutinî; con senso più generico: m. fuori le piante; m. fuori il naso (da una porta, da una finestra): stava tappato in casa, con tanto di catenaccio, e non metteva fuori nemmeno il naso (Verga); cavare, estrarre: metti fuori le mani dalle tasche; m. fuori i soldi, sborsarli; divulgare, diffondere: ha messo fuori alcune calunnie sul suo conto. Metter giù, posare, deporre: metti giù quel pacco; m. giù la cornetta del telefono; m. giù le carte, farle vedere all’avversario o ai compagni; abbassare: mettete giù le mani; rifl., poco com., mettersi giù, applicarsi a un’attività con tutto l’impegno. M. innanzi, soprattutto fig., addurre, accampare (ragioni, pretesti e sim.). M. insieme, con sign. diversi, riunire, radunare, raccogliere, accomunare, ammassare a poco a poco, collegare, ecc., secondo i casi: m. insieme una compagnia, un esercito; m. insieme i maschi e le femmine; m. insieme i soldi occorrenti, un piccolo patrimonio, un discreto gruzzolo; m. insieme qualche idea, pochi appunti, un articolo. Per metter sotto, metter su, che hanno usi varî, v. rispettivamente sotto e su. Metter via, riporre in luogo dove la cosa sia custodita e conservata. Con locuz. avv.: m. a parte, da parte, in disparte (v. sotto i singoli sostantivi). 8. Il sign. originario latino di «mandare» è raro in italiano anche nell’uso ant. e letter.: Ben m’accorsi ch’elli era da ciel messo (Dante). Ne rimane tuttavia traccia in alcune locuz. di uso corrente, nelle quali si fondono i due sign. di «mandare» e di «emettere»: m. un grido, un urlo, un lamento; mise un profondo sospiro; i domestici indignati misero degli strilli da doverli udire al Ponte Nuovo (C. E. Gadda). 9. Usi intr. (con aus. avere): a. Di piante, per ellissi d’un complemento, germogliare, sviluppare le gemme, le spighe e sim.: i mandorli hanno messo presto quest’anno; pare che il grano metta bene. b. Di cose, con gli avv. bene o male, avviarsi a buona o cattiva riuscita, prender buona o cattiva piega: per ora, la faccenda mette bene; Male per voi, che bene per noi mette! (Pascoli). Più spesso con la particella pron.: le cose si mettono male; analogam., il tempo (si) mette al bello, al brutto, al buono, al cattivo, volge a tale condizione; vent’anni che non andava a letto una sola volta senza prima guardare il cielo per vedere come si mettesse (Verga). c. Di corsi d’acqua, sboccare, sfociare: l’Aniene mette nel Tevere (versa cioè le sue acque nel Tevere); ogni fossato che mettea in Arno, parea un fiume (G. Villani). Più genericam., di strade o di ambienti, condurre, portare a un luogo: la via che mette alla piazza, al ponte, alla chiesa; [Carducci] s’affacciava alle volte a un’altana, a cui mettea il suo studio (Pascoli). Lo stesso sign. hanno anche le locuz. metter foce, metter capo a un luogo. d. Valore intr. e uso impers. ha la locuz. metter conto, valer la pena, esser utile o conveniente: credo che metta conto rischiare; più frequente in frasi negative: non mette conto andarci; non mette conto che vi disturbiate. 10. Il verbo forma infine, unendosi con sostantivi, una serie ricchissima di locuzioni, alcune di sign. ovvio, altre con sign. più proprio e partic.: in parecchie di esse, il verbo ha il suo sign. fondamentale e più generico; in molte, ha il senso di ridurre a una determinata condizione, o quello di esporre, proporre; un certo numero di locuz. equivalgono a verbi della stessa radice (per es., m. a nuovo, rinnovare; m. in armi, armare; m. in esecuzione, eseguire, ecc.). Si registrano qui di seguito le più comuni e caratteristiche, seguendo l’ordine alfabetico, con una breve spiegazione per alcune a titolo d’orientamento, essendo implicito che quasi tutte sono più ampiamente definite sotto i singoli sostantivi. a. Con la prep. a (semplice o articolata): m. agli archivî, una pratica, una questione, non trattarla più, metterla a dormire (dal fr. mettre aux archives); m. agli atti, di una pratica alla quale non si vuol dar più seguito, essendo già stata discussa (o anche, talora, di documenti che si allegano a una pratica); m. al bando, bandire; m. a cimento, sottoporre a una dura prova, o esporre a un rischio, a pericolo; m. al corrente, con più accezioni (v. corrente1, n. 4); m. a confronto, confrontare, e analogam. m. a paragone, porre cioè di fronte due persone o due cose per rilevarne le eventuali differenze, spesso con l’opinione che una non possa reggere al confronto con l’altra (con questo sign., nell’uso fam. anche il semplice mettere, spec. in frasi del tipo: vuoi m. la mia fuoriserie con quel macinino!; vorresti m. le generazioni attuali con quelle di un tempo!; e nel rifl.: non vorrai metterti con me!, paragonarti a me, gareggiare con me, e sim.); m. a disposizione, offrire, cedere, consegnare ad altri perché ne faccia uso; m. a ferro e a fuoco, devastare; m. a fuoco, un obiettivo o altro (v. fuoco, n. 7 a); m. all’indice (v. indice, n. 2 b); m. al mondo, dar la vita, generare, partorire; m. a morte, far morire, uccidere o dare l’ordine di uccidere; m. al muro, fig., fucilare; m. a nudo, svelare, rendere manifesta qualche cosa nella sua vera natura, rivelare senza riguardi; m. alla porta, licenziare in modo brusco, scacciare (dal fr. mettre à la porte); m. a posto qualcuno, m. le cose a posto, mettersi a posto, con varî sign.; m. a profitto, far profittare, trarre vantaggio da qualche cosa: m. a profitto il proprio ingegno, la propria abilità, le nozioni apprese, l’esperienza fatta, ecc.; m. alla prova, sottoporre alla prova dei fatti (ma anche con altri sign., e così m. a dura prova); m. a punto un motore (o una sua parte), un dispositivo, un congegno, regolarlo o registrarlo per un buon funzionamento; m. a punto una questione (dal fr. mettre au point che equivale all’ital. «mettere a fuoco»), precisarne i termini; m. qualcuno al punto di dover fare una cosa (per es., di fare uno sproposito, di commettere una grossa sciocchezza, di mentire), costringerlo, ridurlo alla necessità di farla; m. a repentaglio, esporre a un rischio; m. a sacco, saccheggiare; m. a segno una cosa, e fig. una persona (v. segno); m. qualcuno alle strette, in una situazione con poche vie d’uscita; m. a terra, atterrare (con altro sign. in elettrotecnica, v. la locuzione in messa2, n. 1 a); m. ai voti, far votare una proposta, facendo dipendere la deliberazione dall’esito della votazione, cioè dalla somma delle singole volontà espresse; m. a zero uno strumento di misurazione, compiere l’operazione detta azzeramento. b. Con la prep. in: m. in altezza, in tipografia (v. messa2, n. 1 b: messa in altezza); m. in atto, attuare, realizzare: m. in atto un proposito, una minaccia; m. in azione un meccanismo, dargli movimento, farlo funzionare; nel gioco del calcio, m. in azione, eseguire un passaggio a un compagno di squadra che gli consenta d’impostare un’azione di attacco; m. in campo, di soldati, schierarli, impiegarli in combattimento (fig., di ragioni, argomenti, pretesti, pretese, addurli); m. in cantiere, fig. (v. cantiere); m. in carta (i proprî pensieri, una dichiarazione, ecc.), trasferire sulla carta, scrivere (anche m. in o per scritto o iscritto, e con senso sim. m. nero su bianco); m. in chiaro, chiarire, togliere di dubbio; m. in circolazione, monete, notizie, ecc., far circolare; m. in condizione, rendere atto, capace: l’ho messo in condizione di poter fare da sé; m. una macchina in condizione di funzionare; rifl., mettersi in condizione di riuscire, di poter esser aiutato (analogam., mettere, mettersi in grado di fare una cosa, dare o acquistare la capacità e possibilità di farla); m. in crisi, in una situazione di grave difficoltà, materiale o psicologica; m. in croce, crocifiggere, fig. tormentare; m. in dubbio o in forse una cosa, un fatto, un’affermazione, assumere un atteggiamento di dubbio, di scetticismo nei suoi riguardi (con altro senso, m. in forse, in pericolo); mettere e mettersi in evidenza (v. evidenza); m. in fuga, far fuggire, costringere a fuggire (analogam., m. in rotta); m. in giro, notizie, chiacchiere e sim., diffondere; m. in guardia, avvertire qualcuno di guardarsi da persone o cose da cui potrebbe venirgli danno; m. in libertà, lasciar libero, congedare, licenziare (e mettersi in libertà, liberarsi da abiti formali per stare più comodi); m. in linea, un veicolo, una nave, ecc., immettere nel regolare servizio; in telefonia, m. in linea, dare la comunicazione; m. in luce, in chiara luce, in buona o cattiva luce (v. luce, n. 1 d); m. in mostra, presentare alla vista altrui, o ostentare; rifl., mettersi in mostra, cercar di farsi notare, di farsi ammirare; m. in moto, avviare il motore di un veicolo o d’un meccanismo, imprimere l’inizio d’un movimento (anche con usi fig.); mettersi in moto, cominciare a muoversi (con sign. affine, mettere, mettersi in marcia); m. nella necessità di fare una cosa, costringere, forzare a farla (nel rifl., esser costretto a far cosa che spiace o che sia in sé un male); m. in non cale, trascurare, non darsi pensiero di qualche cosa (v. calere); m. in onda, trasmettere per radio o per televisione; m. in opera (dal fr. mettre en oeuvre), adoperare a un fine, o dare inizio all’esecuzione di un progetto, e sim. (di macchinarî o impianti, collocarli nel loro luogo e renderli atti al funzionamento); m. in palio (v. palio); mettere, mettersi in pari, con più accezioni (v. pari1); m. in piazza, fig., far conoscere a tutti, spec. cose che dovrebbero rimaner segrete; m. in pratica (un precetto, un consiglio, una regola, ecc.), attuare praticamente; m. in prova un oggetto, provarlo per vedere se funziona, se risponde bene al suo uso, ai suoi scopi; m. in rapporto, in relazione due fatti, collegarli insieme, istituire fra essi un nesso logico o di causalità; m. in rilievo, far rilevare, rendere più evidente; m. in sacco o nel sacco qualcuno, fig. (v. sacco, n. 1 b); m. in scena, rappresentare (v. anche messinscena); m. in stazione uno strumento topografico, compiere le varie operazioni per rendere l’apparecchio pronto all’impiego; m. a tacere, non parlar più di una cosa, fare in modo che non se ne parli (spec. di scandali e sim.); m. in valore (dal fr. mettre en valeur), valorizzare, rendere più redditizio; m. in vendita (o in commercio), proporre all’acquisto (con sign. affini, m. all’asta, all’incanto); m. in vista, collocare in luogo visibile, far sì che una cosa cada sotto gli occhi altrui o sia avvertita. c. Con altre costruzioni: metter d’accordo, accordare, far proceder d’accordo; mettersi d’accordo con qualcuno, accordarsi, convenire su qualche cosa; m. fine, far finire, troncare (metter fine a una conversazione, a una contesa, a una situazione insostenibile; metter fine alla propria vita, uccidersi); m. male, fra due o più persone, suscitare ad arte discordie, malumori (v. anche il sost. mettimale); m. una questione sul tappeto, porla in esame, proporla alla discussione; m. qualcuno con le spalle al muro, ridurlo in condizione di non potere tirarsi indietro, di dover cedere. d. Con nomi di parti del corpo: metter bocca in un discorso, interloquire, entrare a parlare senz’esser chiamato: i bimbi non devono metter bocca nei discorsi dei grandi; metter mano a qualche cosa, afferrarla per servirsene a un determinato scopo (m. mano alla spada, alla penna); metter mano a un lavoro, incominciarlo; m. le mani in una faccenda, prendervi parte, occuparsene in maniera diretta o indiretta, per diritto o d’arbitrio; m. le mani sui soldi o sugli averi altrui, impadronirsene; m. le mani addosso a qualcuno, picchiarlo, malmenarlo (ma anche in senso proprio: non mi metta le mani addosso!); metter le mani avanti, prevenire un’obiezione, un’accusa, premunirsi contro un rischio, e sim.; mettersi nelle mani di qualcuno, affidarsi a lui. M. il naso (dappertutto, nelle faccende altrui, ecc.), interessarsi con curiosità inopportuna e pettegola (più efficacemente, ficcare il naso). M. gli occhi addosso a una persona, a una cosa, guardarla fissamente, o fare su essa qualche disegno. Metter piede in un luogo, andarvi, entrarvi (in questa casa non metterò più piede); con sign. più ovvî, m. un piede in fallo, posarlo su terreno malsicuro, cedevole, o spingerlo inavvertitamente nel vuoto; m. il piede sul collo a qualcuno (e con sign. anche più grave mettersi qualcuno sotto i piedi), sottometterlo duramente, umiliarlo. ◆ Il part. pass. mésso non ha sign. e usi particolari rispetto al verbo. Da notare le espressioni: fatto e messo lì, di persona che non sa muoversi né agire, priva di vitalità, che non sa di nulla; essere ben messo, esser vestito bene, abbigliato con gusto, o anche avere un aspetto florido, stare bene di salute; fig., iron., siamo ben messi ora!, siamo in un bel guaio, chissà cosa ci capiterà, a quale castigo andiamo incontro, e sim. (cfr. la locuz. equivalente stare freschi).