mezzo1
mèżżo1 agg. [lat. mĕdius]. – 1. a. Di ogni cosa che (per numero, quantità, grandezza, volume, massa, durata, valore, ecc.) è o si considera la metà dell’intero: m. dozzina, m. migliaio; m. battaglione; m. risma di carta; m. metro, m. cerchio (v. anche mezzocerchio), m. sfera; m. litro (anche soltanto mezzo, sostantivato per ellissi del nome: ancora un mezzo di vino); m. bicchiere; m. quintale; mezz’ora, m. giornata, m. secolo; m. dollaro; a m. miglio di distanza; due m. fogli; m. luna (v. mezzaluna); m. porzione (nel linguaggio di trattoria, spesso in forma ellittica: una mezza di spaghetti alle vongole); rimetterci m. guadagno; essere, lavorare a m. paga. Anche con sost. al plur., per indicare la metà del totale: m. concorrenti (o mezzi dei concorrenti) non si sono presentati; più di m. barattoli risultano avariati (meglio però: la metà dei concorrenti; più della metà dei barattoli). Può essere riferito al sost. espresso precedentemente: si divisero l’arancia mezza per ciascuno; c’era troppo pane e ne è avanzato più di mezzo. Talvolta (soprattutto nell’uso pop. tosc.), quando si parli di cosa ben determinata, viene inserito l’articolo tra l’aggettivo e il nome: ha già speso m. lo stipendio (cioè la metà dello stipendio); avevo già fatto m. il lavoro; ci ho trascorso m. la vita. b. Spesso ha valore iperbolico: l’ha raccontato a m. mondo; mi par m. secolo che non lo vedo; non riesce a mangiare la minestra senza versarsene mezza addosso; ho da fare e non posso perdere neanche m. minuto. c. Preceduto dall’articolo indeterm. (o, al plur., dall’articolo partitivo), equivale a «circa mezzo»: ci sarà in tutto una m. tonnellata di merce; ne ho bevuto solo un m. bicchiere; si prevede un m. migliaio di spettatori; ho atteso per delle m. giornate; nella locuz. un buon m., seguita da un sost., indica qualcosa di più della metà, una metà abbondante. In altri casi, un mezzo equivale a «quasi un, poco meno di un ...»: è stato un m. trionfo; fu una m. sconfitta; mi prese un m. accidente; m’ha fatto una m. promessa. Sign. simile ha mezzo nel prov. mal comune m. gaudio. d. Valore anche più chiaramente approssimativo ha in alcune locuz. in cui spesso significa «non intero, inferiore all’intero», o si contrappone, più o meno esplicitamente, a ciò che si considera intero, completo: legatura in m. pelle, di un libro, quando il dorso e gli angoli sono coperti di pelle, e il resto dei cartoni di tela (analogam., legatura in m. tela, con dorso e angoli coperti di tela e i piatti rivestiti di carta); m. taglio, incisione che si pratica sui cartoncini fino a un certo spessore, per poterli piegare facilmente; m. festa, quando il giorno è considerato festivo solo per metà della giornata lavorativa; m. lutto, non stretto; m. gala (v. gala2); donna a m. servizio, collaboratrice domestica che presta la sua opera solo per alcune ore della mattina o del pomeriggio. Con sign. affine, m. seta, m. lana, di tessuti misti; m. vino (v. vino). Per altre espressioni, come m. suole, m. maniche, v. rispettivam. suola, manica; per m. busto, m. guanto, m. sangue, v. rispettivam. mezzobusto, mezzoguanto, mezzosangue. e. Altre locuz. hanno sign. particolare, per lo più fig., esprimendo in genere l’idea della scarsità, dell’inadeguatezza, dell’indeterminato: avrei una m. idea, un’intenzione non ancora definita; m. figura, con più accezioni (v. figura, n. 3 a e b); m. uomo, uomo di statura e corporatura inferiore al normale (anche m. cartuccia), o che ha scarsa virilità, sia fisiologica sia di carattere; una m. parola, un’espressione non intera, un accenno discreto, una parola buttata là quasi per caso (ma anche con altri sign., v. parola); a m. bocca, forzatamente, di mala voglia, con reticenza e incertezza, in frasi come dire, concedere, ammettere, acconsentire, lodare a m. bocca, e sim.; offrire, accettare un m. lavoro, un lavoro precario, o che impegna per poche ore al giorno o saltuariamente. 2. Spesso indica il punto medio, il luogo o il momento che segna la metà: si affondava nella melma fino a m. gamba; m. giorno, m. notte (v. mezzogiorno, mezzanotte); m. quaresima (v. mezzaquaresima). Soprattutto in locuzioni formate con la prep. a: quando sorge, e quando cade il die, E quando il sole a m. corso il parte (Manzoni); a m. strada; a m. costa, a m. salita; a m. novembre; bandiera a mezz’asta, in segno di lutto; a mezz’aria, a poca altezza dal suolo: sollevato, librato a mezz’aria (in senso fig., parole, frasi, discorsi a mezz’aria, reticenti, non espliciti). 3. a. In molti casi è sinon. di medio (che ha del resto la stessa etimologia), cioè posto in mezzo, intermedio fra due limiti, tra due condizioni estreme: uomo, donna di m. età, non più giovane, ma non ancora vecchio; uomo di m. taglia, di media statura, anche in senso fig. con allusione alla personalità morale, all’importanza, ecc. (sempre fig., di m. tacca, v. tacca); vestiti di m. stagione, di primavera e d’autunno; m. rilievo, m. tondo, in scultura (v. mezzorilievo, mezzotondo); cantare a m. voce, borbottare a m. voce (v. voce); fig., m. misure, m. termini (v. rispettivam. misura, termine). Con sign. particolare, in marina, m. forza, espressione che indica il fatto di mettere le macchine propulsatrici in modo da sviluppare la metà della loro potenza e quindi la nave a circa 2/3 della sua velocità normale (per l’uso sostantivato ellittico, v. mezza). Anche di qualità che partecipano contemporaneamente di due o più altre, assumendo un carattere intermedio: m. tinta (v. mezzatinta); con sign. analogo, voce di m. soprano, di m. contralto, o assol. un mezzosoprano (v.), un mezzocontralto (v.). b. In senso affine al precedente, ma con una costruzione simile a quella del lat. medius, in qualche esempio antico: Monta dinanzi, ch’i’ voglio esser mezzo, Sì che la coda non possa far male (Dante), voglio cioè mettermi in mezzo fra te e la coda di Gerione; i Romani, domi tutti i popoli mezzi infra loro ed i Cartaginesi, cominciarono a combattere insieme dello imperio di Sicilia e di Spagna (Machiavelli). 4. Con valore avv., equivalente alle locuz. a metà, per metà, seguito in genere da un agg. o da un part. pass.: un fazzoletto m. giallo e m. rosso; la bottiglia è mezzo vuota; le saracinesche erano mezzo abbassate. Più spesso, ha sign. affine a «in parte, pressoché, quasi»: il treno era m. vuoto; s’era mezzo addormentata; una casa mezzo diroccata; era ancora m. nudo; frutta mezzo guasta; vino m. acido; erano mezzo ubriachi; è m. paralitico, m. cieco, m. matto, m. scemo; sdrucciolò pian piano per terra, mezzo morta (Verga); peccato confessato è m. perdonato (prov.); siamo mezzo parenti, cioè parenti alla lontana, con vincolo remoto di parentela o di affinità; è un m. medico, un m. avvocato, un m. stregone, ecc., di chi, pur non esercitando tali professioni o attività, ha notevoli capacità e conoscenze, soprattutto pratiche, nel rispettivo settore. In tutti questi casi, pur conservando la funzione avverbiale, si fa talora (e nell’uso pop. quasi sempre) la concordanza col soggetto: bottiglia mezza vuota; saracinesche mezze abbassate; frutta mezza guasta; sono mezzi matti; le montagne eran mezze velate di nebbia (Manzoni). Mezzo e mezzo, lo stesso che «metà e metà»: Vino puro? – No, mezzo e mezzo (cioè metà vino e metà acqua); ma spesso con il senso di «così e così»: mi sento mezz’e mezzo (al femm. mezz’e mezza), non tanto bene. 5. Sostantivato con valore neutro, un mezzo, una metà: due m. fanno un intero; spec. dopo un numerale, sottintendendo il sostantivo precedentemente espresso: un litro e m.; quattro chili e m.; ha sedici anni e m.; dopo circa due mesi e m.; per conoscere un furbo, ci vuole un furbo e m. (prov.). Riferito a un sost. femm. precedente, si fa spesso la concordanza: sette sterline e mezza, una bottiglia e mezza, due scatole e mezza; così anche nell’indicazione dell’ora: sono le dieci e mezza, ci vediamo alle quattro e mezza, ma più correttamente le dieci e mezzo, le quattro e mezzo; per l’uso del femm. sostantivato la mezza, v. mezza. Come locuz. avv., a mezzo, a metà, per metà (per lo più con valore approssimativo, o col senso di «incompletamente»): vestitosi a mezzo, corse a aprire una finestra (Manzoni); termina la frase, non restare a mezzo!; in partic., fare le cose a m., farle solo parzialmente, o male (con diverso sign., fare a m. di qualche cosa, dividere con altri, fare metà per ciascuno); lasciare a m. un lavoro, interromperlo, non portarlo a termine. 6. Sempre sostantivato con valore neutro, ma con sviluppo dal sign. di «medio», indica: a. Il punto o la parte centrale, ugualmente distante dagli estremi: il m. d’un segmento; nel m. della sala, del lago, del campo; in m. alla piazza c’era una fontana; una parete nuda con nel m. un unico quadro; stare nel m. della strada (con senso spaziale più ampio, in m. alla strada, per lo più in espressioni fig., come buttare, trovarsi in m. alla strada, cioè in condizioni di indigenza, senza risorse, senza aiuti, e sim.); nel m. giusto, letter. nel dritto m., proprio nel centro: ha colpito il bersaglio nel m. giusto; Nel dritto m. del campo maligno Vaneggia un pozzo (Dante); rima al m. o rimalmezzo (v.), la rima alla metà del verso; diviso per m. o per il m. (ant. per lo m.), lungo la linea mediana. In senso fig., con riguardo al comportamento, al modo d’agire, alla condotta morale, indica una posizione di equilibrio, lontana da ogni eccesso: tenere il giusto m.; la virtù sta nel m. (traduz. del motto lat. in medio stat virtus); di qui il senso ant. di «misura, moderazione» in frasi quali essere, agire senza m., non aver m., e sim. In partic., giusto mezzo (come equivalente del fr. juste milieu), detto del sistema politico adottato in Francia sotto il regno di Luigi Filippo (1830-48) e, per estens., di ogni metodo di governo consistente nel tenersi ugualmente lontano dai partiti che professano idee estreme. b. La posizione mediana, con allusione non tanto al fatto d’essere localmente al centro, quanto di trovarsi compreso fra le posizioni estreme, d’avere ai lati o d’intorno altre persone o altre cose. In questo sign., è quasi sempre preceduto dalla prep. di o in. Con la prep. di costituisce in genere una locuz. agg.: occupava la sedia di m.; l’Italia di m. (che può non coincidere con l’Italia centrale geograficamente determinata); la porta, la finestra di m., che si trova fra altre due, o quella centrale fra tutte; E quel di m., ch’al petto si mira, È il gran Chirón (Dante). Via di m., che sta fra due altre o che attraversa un determinato spazio nella sua zona all’incirca mediana; in senso fig., condotta morale, modo d’agire, ecc., lontano da ogni eccesso, o anche comportamento, espediente che evita soluzioni estreme: tenere una via di m.; scegliere una via di m.; o prendere o lasciare, non c’è via di m.; tenere la via del m. [tra farsi amare e farsi temere] non si può appunto perché la nostra natura non ce lo consente (Machiavelli). Con la prep. in forma per lo più una locuz. prep., con sign. affine a «tra, fra»: era in m. a due guardie; giocava in m. ai suoi compagni; buttarsi in m. ai nemici; sperdersi in m. alla folla; talora indica, per estens., il solo contatto con altre persone, la partecipazione alla loro vita e sim.: è stato sempre in m. ai ragazzi; conosco bene gli operai, perché ho vissuto a lungo in m. a loro; spesso fig.: viveva in m. ai dolori, alle sofferenze, in m. al lusso, ai divertimenti; cacciarsi in m. ai pasticci; in m. al silenzio generale; in m. a tutto quel fracasso, a quella confusione; mi ci son trovato in m. senza volere (di faccende o pasticci in cui si rimanga coinvolti). Locuz. particolari: esserci di m., avere funzione determinante con la propria presenza, o essere in questione: bisogna agire saggiamente quando ci sono di m. i figli; quando c’è di m. la carriera, non ha riguardi per nessuno; entrar di m., interporsi: entrò di m. per separare i due contendenti, per metter pace (fig.: se c’entra di m. il sospetto, l’invidia, la rivalità, il puntiglio, è finita); mettere qualcuno di m., fare che s’interponga, oppure farlo entrare, anche contro sua voglia, in una faccenda; mettersi, mettercisi di m., intervenire, per lo più senza essere chiamato, o importunamente, o per confondere, per creare intralci, e sim.: ci si è messo di m. lui per guastarmi i piani; ora poi ci si son messi di m. gli avvocati!; levare, togliere di m., levar via qualcosa che reca incomodo, che dà impaccio, o anche cacciare, eliminare con la forza, uccidere; levarsi o togliersi di m., liberare della propria presenza, andarsene; andar di m., patire danno, aver pregiudizio: io non vorrei andarci di m.; figliuol caro, se tu ti senti il bruciore addosso, non so che dire; ma io non voglio andarne di mezzo (Manzoni); ne va di m. la vita, l’onore, la sua reputazione; mettere in m. qualcuno, ingannare, raggirare, abbindolare, compromettere: Don Paolo ... era stato uno sciocco e si era fatto mettere in mezzo da quell’arpia di Don Basilio (Capuana); analogam., esser messo o esser preso in m., essere raggirato, beffato, compromesso e sim. c. Di cose che hanno una durata nel tempo, il momento centrale, che ha suppergiù la stessa distanza dal principio e dalla fine: Nel m. del cammin di nostra vita (Dante); nel m. della festa; nel bel m. dello spettacolo; e con altra costruzione (letter.): a m. il viaggio, a m. il pranzo. Quindi, il tempo che intercorre fra due azioni, fra due avvenimenti: in questo m., in quel m. (anticam. anche come agg., in quel m. tempo, Boccaccio), in questo o in quel mentre, frattanto, nel frattempo: in questo m. io vorrei che tu, da buona sorella, m’aiutassi a ottenere il contrario (Leopardi); metter tempo in m., indugiare, far passare qualche tempo prima di fare qualche cosa (più com. nella forma negativa senza por tempo in m., subito, senza tardare un istante); non com., senza m., senza indugio. Con senso più ampio, l’età di m., il medioevo. 7. s. m. Moneta, frazione del paolo, cioè del grosso papale, coniata durante il pontificato di Paolo III (1534-1550). 8. s. m. Unità di misura di capacità per liquidi usata a Malta, equivalente a 4 pinte, ossia a 2,272 litri.