miagolare
v. intr. [voce onomatopeica] (io miàgolo, ecc.; aus. avere). – 1. Riferito al gatto, emettere il suo verso caratteristico, fare miao: i gatti miagolavano giù nel cortile. 2. fig., spreg. o scherz. a. Riferito a persona, recitare, cantare e sim. con voce debole e tremolante: quello non canta, miagola!; miagolava accompagnandosi con la chitarra; spesso usato transitivamente: miagolava una canzone a mezza voce; m. versi d’amore; anche, lamentarsi: smetti di miagolare!; riferito a bambini, spec. lattanti, piangere, lamentarsi (in questo caso non ha tono spreg.): la bambina miagolava nella culla; Fortunati color che mentre io scrivo Miagolanti in su le braccia accoglie La levatrice (Leopardi). b. Riferito a oggetti, cigolare, emettere suoni acuti e striduli: bisognerà oliare quel cancello che miagola sui cardini; la radiolina del vicino ha miagolato tutto il giorno in modo insopportabile; anche di strumenti musicali suonati con imperizia: il mendicante faceva m. un violino; l’orchestrina miagolò un valzer. Più particolarm., riferito a fonoriproduttore, emettere suoni sgradevolmente deformati per un guasto sopravvenuto al sistema di trazione o a quello di alimentazione di un giradischi o di un magnetofono. c. non com. Passare nell’aria, o vicino a qualcuno, producendo un sibilo leggero, simile a un miagolio: un proiettile passò rasente alle nostre teste miagolando.