mielismo
s. m. Il modo di fare e di concepire il giornalismo, lo stile giornalistico di Paolo Mieli. ◆ «Questioni di confine» […] Si direbbe un’autobiografia di un singolare protagonista della società culturale di questi anni, «centauro» equamente diviso tra il giornalismo e la storia. Inventore, appunto, di un particolare trasversalismo giornalistico che prende il suo nome, il cosiddetto «mielismo», ma anche di un genere storico assolutamente originale, quello che si dipana quindicinalmente sul nostro giornale e viene raccolto in questi libri. (Luigi La Spina, Stampa, 17 maggio 2001, p. 25, Società e Cultura) • la Lega non manda giù soprattutto la nomina di [Paolo] Mieli. Il commento del capogruppo alla Camera, Alessandro Cè, è stato diplomatico: «Probabilmente si sarebbe potuto far di più». A sparare a zero sulla scelta di Mieli è stato invece mandato il quotidiano del partito. La Padania lo ha definito «camaleontico giornalista, inventore del mielismo cerchiobottista» tra i cui bersagli c’è «sempre stata la Lega». (Giornale di Brescia, 10 marzo 2003, p. 1, Prima pagina) • Paolo Mieli aveva la squadra in tasca da tempo e all’assemblea di redazione ha elencato subito nomi, progetti editoriali e il colore della sfida. «Sarà un giornale autorevole e schierato ma senza pregiudizi» ha annunciato, «che usi l’autorevolezza e che faccia discutere per le sue prese di posizione». Alla redazione è piaciuta la presa di posizione nei confronti del Palazzo e un’autocritica sul cosidetto «mielismo», neologismo coniato durante la precedente esperienza: «Questa volta di tv ne guarderò un po’ meno e ci andrò anche di meno». (Arena, 21 dicembre 2004, p. 2, Attualità).
Derivato dal nome proprio (Paolo) Mieli con l’aggiunta del suffisso -ismo.
Già attestato nella Repubblica del 2 marzo 1993, p. 8 (Concita De Gregorio).