mille
agg. num. card. e s. m. [lat. mīlle], invar. – 1. Numero cardinale, unità del quarto ordine nel sistema di numerazione decimale, equivalente alla terza potenza del dieci (perciò scritto anche, nell’uso scientifico, 103) e a dieci volte cento; anche il segno che lo rappresenta (in cifre arabe 1000, nella numerazione romana M): m. euro; m. chilometri; tiratura di m. esemplari; lampadina di m. watt. La corsa delle m. miglia, o le M. miglia (anche come s. f. sing. la M. miglia o, con grafia unita, la Millemiglia), denominazione di una corsa automobilistica su strada che si disputò (dal 1927 al 1957 regolarmente, in seguito in modo sporadico) su un percorso di appunto 1000 miglia, da Brescia a Roma e ritorno. In senso fig., sono m. miglia (o le m. miglia) lontano dal pensare, dal fare, dal dire e sim., non ci penso nemmeno, non mi viene neppure in mente. Come componente dei numeri successivi: milleuno, milledue... millecento (o mille e uno, mille e due, mille e cento), millecentouno, millecentocinquanta, millenovecento, ecc.; ma per i numerali composti di più migliaia si adopera mila (v.), che è il plur. di mille (perciò duemila, diecimila, ecc.). Le Mille e una notte, celebre raccolta di novelle arabe, ma di assai remote origini indo-persiane, conosciuta in Europa all’inizio del sec. 18°; di qui le espressioni visioni, cose da Mille e una notte, straordinarie, meravigliose, incredibili. 2. a. Con valore approssimativo: a una distanza di m. metri; talora preceduto da un: il teatro potrà contenere un m. persone; ma più com. in questo caso un migliaio di persone, che ha valore anche più vagamente approssimativo. b. Con valore indeterminato, e spesso iperb., per significare molti, innumerevoli: te l’ho detto mille volte (anche le m. volte); ho m. pensieri per la testa; faceva m. supposizioni; hai m. ragioni; trova sempre m. pretesti; ha fatto m. storie; no, m. volte no!; neanche se campassi mill’anni; l’armonia Vince di mille secoli il silenzio (Foscolo). In formule augurali o di cortesia: m. auguri; m. felicitazioni; m. di questi giorni!; m. grazie, m. scuse, ecc. Ripetuto, per enfasi o per indicare più migliaia: m. e m. augurî; ci vorranno ancora m. e m. anni; Qui m. immonde Arpie vedresti e mille (T. Tasso); più com. la locuz. a mille a mille, in grandissimo numero: gli insetti si ammucchiavano a m. a m.; Dintorno al fosso vanno a m. a m. (Dante); la povera gente sbigottita Ti scopre le sue piaghe a m. a m. (Petrarca); con lo stesso senso anche il semplice a mille, con valore di plurale (cfr. a migliaia, più pop. e più efficace): se ne trovano a mille. Altre locuz. particolari: a m. doppî (ormai raro), in numero assai maggiore; farsi di m. colori, per la vergogna, per ira repressa, per grave turbamento, ecc.; mi pare, o mi sa, mill’anni che o di ... (equivalente, più o meno, a non vedo l’ora che ..., ma ormai poco com.), per dimostrare grande impazienza per cosa vivamente desiderata: mi par mill’anni che torni; mi sa mill’anni di rivederlo; Ché gli parea mill’anni e’ se n’andassi (Pulci). 3. Con uso sostantivato (per ellissi del sost., che non sempre però è facile sottintendere), riferito a persone o a cose: ci riesce appena uno su m.; erano in m. contro uno (qui con valore indeterminato e iperb., molti, parecchi); sa già contare fino a m. (cioè fino al numero 1000); prima dell’introduzione dell’euro, carte da m., un biglietto da m., del valore di mille lire; il cinque, il dieci per m. (scritto 5‰, 10‰), cioè nel rapporto di cinque o dieci per ogni mille, e in partic. l’otto per mille e il cinque per mille, ossia il meccanismo con cui (dal 1985 per il primo, dal 2006 per il secondo) lo Stato italiano, attraverso la scelta dei contribuenti nella propria dichiarazione dei redditi, devolve dell’intero gettito fiscale IRPEF l’8‰ allo Stato (per sostenere la ricerca scientifica) o alla Chiesa cattolica o ad altre confessioni religiose, il 5‰ al sostegno di enti che svolgono attività rilevanti sotto l’aspetto sociale. Come vero e proprio s. m., il m., l’anno che chiude il primo millennio d. C.; anche agg., e con valore di numerale ordinale: l’anno m., soprattutto legato alla leggenda dell’anno m., espressione con cui viene indicata, nella moderna storiografia, la credenza originatasi alla fine del sec. 16° secondo cui gli uomini del sec. 10°, fondandosi su un passo dell’Apocalisse (20, 1-3), avrebbero atteso, con sospensione di ogni attività sociale e in gran terrore, la fine del mondo per l’anno mille o milletrentatré (a seconda che gli anni si facessero decorrere dalla nascita o dalla morte di Gesù Cristo). Questa leggenda è spesso sintetizzata nella frase mille, e non più mille (di varia interpretazione), alla quale si riferisce anche il Carducci nel discorso primo «Dello svolgimento della letteratura nazionale»: V’imaginate il levar del sole nel primo giorno dell’anno mille? Più raro per indicare il sec. 11° (e in questo caso con iniziale maiuscola): personaggio vissuto fra il Mille e il Millecento. Come s. m. pl., i Mille, il gruppo di circa 1000 volontarî appartenenti alla spedizione con cui, l’11 maggio 1860, G. Garibaldi sbarcò a Marsala per liberare la Sicilia e l’Italia merid. dai Borboni, imprimendo così una svolta decisiva al processo storico dell’unità d’Italia; lo sbarco dei M.; la spedizione dei M.; la leggenda dei M.; i M. di Garibaldi.