milza
s. f. [dal germ. milzi]. – 1. Nell’anatomia dei vertebrati, organo addominale di origine mesenchimatica, costituito da un tessuto fibroso-vascolare disseminato di noduli linfatici (corpuscoli di Malpighi), e associato al sistema circolatorio; ha in generale funzione emopoietica, la quale è però limitata, nei mammiferi, alla vita intrauterina: nell’età adulta svolge in tali animali (incluso l’uomo) le funzioni principali di produrre linfociti, partecipando così alla difesa immunitaria, e di eliminare i globuli rossi invecchiati. Nell’uomo la milza ha forma ovoidale, nell’adulto è lunga da 10 a 12 cm e pesa 150-200 g circa, ed è situata in profondità a contatto con il diaframma, tra lo stomaco e il rene sinistro. Nel linguaggio com.: ho un dolore alla m., mi fa male la m., quando si è corso troppo (il fatto è dovuto alla contrazione della milza per la maggiore richiesta di sangue circolante in rapporto allo sforzo); ingrossamento della m., espressione equivalente al termine medico splenomegalia. 2. La milza di animali macellati, soprattutto bovini, una delle frattaglie: m. in padella, m. alla cacciatora; crostini di m., specialità della cucina toscana, consistente in crostini sui quali è stato spalmato un impasto formato di milza di bue ripassata in padella con acciuga, aglio, burro, brodo e succo di limone.