ministero-ombra
(ministero ombra), loc. s.le m. Ruolo di controllo dell’operato di un dicastero dell’esecutivo, esercitato da un parlamentare dell’opposizione. ◆ Non è l’unico, il vicesegretario del Ppi [Lapo Pistelli], a sottolineare l’aspetto di possibili assurde liti intorno ai candidati ai ministeri ombra. (Foglio, 22 giugno 2001, p. 3) • La guerra dei nervi tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini sulle competenze economico-sociali da affidare al vicepremier, così come convenuto in sede di verifica, è arrivata oggi al culmine: dopo una settimana contrassegnata da rimpalli e recriminazioni reciproci, il premier ha preso la sua decisione e ha risposto picche alle richieste del partito di Fini, almeno a quelle che avrebbero come conseguenza la creazione di un «controministero» dell’Economia che «non è nei patti» e intralcerebbe il lavoro di [Giulio] Tremonti che verrebbe così affiancato da una sorta di ministero ombra. (Unione Sarda, 6 aprile 2004, p. 3, Politica italiana) • [Antonio Di Pietro] Approfitta del modo solitario con cui il Pd ha annunciato il «governo ombra», per definirlo provocatoriamente roba buona per gli sconfitti: anche se prima ha fatto chiedere per sé il ministero-ombra della Giustizia, sapendo bene che significherebbe risucchiare il Pd su posizioni giustizialiste ormai archiviate. (Massimo Franco, Corriere della sera, 18 aprile 2008, p. 10, Politica).
Composto dal s. m. ministero e dal s. f. ombra, ricalcando l’espressione ingl. shadow ministry, con un passaggio mediato dall’espressione governo ombra.
Già attestato nella Repubblica del 12 marzo 1989, p. 7, Politica, nella variante grafica ministero ombra.