minuto2
minuto2 s. m. [dal lat. tardo minutum «particella», neutro sostantivato dell’agg. minutus: v. la voce prec.]. – 1. a. Unità di misura di tempo e di angoli, pari alla 60a parte dell’ora o, rispettivam., del grado sessagesimale; è detto anche m. primo, per distinguerlo dal m. secondo (a sua volta pari alla 60a parte del minuto primo, v. secondo1). In partic., come misura di tempo, si distinguono m. siderale e m. solare, a seconda che si tratti di una frazione del giorno siderale o del giorno solare medio. Come simboli si usano per il minuto di tempo la sillaba min oppure la lettera m (più raramente min) posta in esponente (per es., 12 min = 12m o 12min = 12 minuti), per il minuto di grado sessagesimale un apice (per es., 15′ = 15 minuti); nell’uso corrente, però, si indica talora con l’apice anche il minuto di tempo. b. Nel linguaggio com., s’intende in genere con minuto la misura di tempo (in caso contrario, se non appare chiaro dal contesto, si precisa m. di grado): mancano cinque m. a mezzogiorno; osservare un m. di raccoglimento; ci sono circa venti m. di cammino; a minuti, lo stesso che tra pochi m.; la lancetta delle ore e quella dei m., negli orologi; quando segua l’indicazione dei secondi si può dire: tre primi e due secondi, oppure, più spesso, tre minuti e due secondi; dopo l’indicazione dell’ora, spesso il nome si sottintende: il treno parte alle dieci e venti; è l’una e cinque. c. Locuz. fig.: spaccare il m., di orologio esattissimo, la cui lancetta dei minuti si trovi esattamente in corrispondenza del segno 12 allo scoccare di un’ora qualsiasi, del segno 6 quando scocca la mezza, ecc., e, per estens., detto anche di persona puntualissima; guardare il m., stare al m. (ant. a minuto), di persona scrupolosamente puntuale o che esige da altri estrema puntualità; contare i m., o le ore e i m., fare calcolo esattissimo del tempo, e, più spesso, attendere con viva ansia qualche cosa, anche quando si tratti di attesa che duri giorni o un tempo più lungo; ogni m. pare un’ora, per esprimere la lentezza con cui scorre il tempo a chi attende, a chi è in ansia, a chi soffre fisicamente o spiritualmente (con senso analogo, i m. diventano ore o sono ore); al contrario, ogni ora diventa un m., quando il tempo è trascorso piacevolmente nella gioia, nella felicità; cinque m., momento di forte malumore, sfogo improvviso d’ira: quando gli prendono i cinque m., è meglio lasciarlo perdere. d. In molte locuz. ha valore generico, o iperb., di breve spazio di tempo: aspettami qui, torno fra un m.; in due m. vado e torno; lo aspetto di m. in minuto, da un momento all’altro; è affare di due m., è questione di pochi m., e sim., per rassicurare altri che un’operazione o faccenda qualsiasi richiederà pochissimo tempo; è un bambino irrequieto che non sta fermo un m.; vi chiedo un m. di attenzione; sono così impegnato che non ho un m. da perdere; non perde un m., di persona attivissima; minuto per minuto, spec. nel linguaggio televisivo, costantemente, in tutti i particolari: telecronaca m. per m.; la vita dei protagonisti dei reality show viene seguita m. per m.; avere i m. contati, di chi ha pochissimo tempo da perdere; non ho mai un m. di pace, di riposo, di tranquillità; possibile che tu debba interrompermi ogni mezzo minuto? 2. Antica unità di misura di superficie in uso nello Stato Pontificio, pari alla venticinquesima parte del palmo romano quadro; era anche unità di lunghezza equivalente a 1/5 di oncia (pari a 0,37 cm). Nella trattatistica rinascimentale dell’architettura, unità di misura equivalente alla sessantesima parte del diametro di una colonna all’imoscapo (poteva costituire la 60a o 30a parte di un modulo). Dim. minutino, tempo brevissimo: ti chiedo solo un minutino; dammi ascolto per un minutino.