mira
s. f. [der. di mirare]. – 1. a. L’atto di mirare a un segno, a un bersaglio, per coglierlo: prendere la m., puntare l’arma al bersaglio prima di sparare o scagliare, o in genere fissare l’occhio al bersaglio per aggiustare il colpo quando si tratta di proiettili lanciati a mano; disporsi alla m.; posizione di m.; prendere di m., persona, animale o cosa, assumerla come bersaglio, mirare ad essa per colpirla: prese di m. la lepre ma fallì il colpo; con senso analogo, ma letter., dirigere, volgere, drizzare, porre la m. a qualche cosa, anche in senso fig.: Subito pose al berzaglio la mira E cominciò cogli occhi a saettarla [la donzella] (Pulci). Per estens., prendere la m., quando si sta per spiccare un salto, calcolare la distanza e fissare bene il punto dove si vuol toccare terra. Linea di m., in genere, la linea ideale che congiunge l’occhio con il bersaglio scorrendo lungo un’arma (per es., nel tiro con l’arco, scorrendo lungo la freccia); oppure, nelle armi da fuoco portatili, la visuale che passa per il particolare incavo (tacca di m.) ricavato sulla mira concretamente detta e sfiorando il mirino; nelle artiglierie, e comunque nelle armi munite di congegno di puntamento a cannocchiale, l’asse ottico del cannocchiale puntato sul bersaglio. Piano di m., il piano verticale passante per la linea di mira; angolo di m., angolo formato, nel piano di mira, dalla linea di mira con l’orizzonte. Con riferimento diretto o indiretto alla linea di mira, la posizione dell’arma puntata verso il bersaglio: tenere qualcuno sotto la m.; alzare, abbassare, aggiustare la m.; prendere la m. alta, bassa; sbagliare la mira. Anche il modo di mirare, la capacità di mirare giusto e quindi di colpire il segno: avere buona, cattiva m.; non avere m.; la sua m. è infallibile. b. Per estensione dal sign. della balistica, linea di m., genericamente, sinon. di visuale, cioè linea che congiunge l’occhio di un osservatore con l’oggetto che sta osservando, per lo più mediante uno strumento ottico (e in tal caso si parla anche di linea di m. di un cannocchiale, di un telescopio, ecc.). c. Usi fig.: avere di m. qualche cosa, o volgere, indirizzare, avere, tenere la m. a qualche cosa, averla come scopo, dirigere ad essa i proprî sforzi, tenervi costantemente fisso il pensiero nella volontà di raggiungerla, di realizzarla e sim.: ho avuto sempre di m. la scoperta della verità; tiene la m. solo al guadagno; avere in m. qualcosa, aspirare, tendere a essa: credo che abbia in m. la cattedra universitaria; avere in m. di fare una cosa, averne l’intenzione: non credo che abbia avuto in m. di offenderti; avere la m. a un luogo, esservi diretto o cercare di giungervi; mettere, porre la m. sopra o addosso a una persona (o una cosa), fare su di essa dei progetti, dei disegni in bene o in male, per trarne qualche giovamento: ha messo la m. su quel posto vacante; mise la m. sopra una ragazza, per sposarla o per sedurla; aveva da tempo messo la m. addosso a quei gioielli, per acquistarli o per rubarli; dirigere, collocare la m. troppo in alto, aspirare a cosa troppo superiore a noi o assai difficile da raggiungere; alzare, abbassare la m., proporsi di raggiungere traguardi più ambiziosi o, al contrario, più modesti, spec. in campo politico, economico, sindacale. Di uso com. la locuz. prendere di m. qualcuno, farlo oggetto di scherno, di beffe, perseguitare, tormentare, colpire con critiche, con la satira, con la maldicenza, e sim. (cfr. la frase fig. analoga, fare bersaglio, essere il bersaglio di qualcuno): quei monelli l’avevano preso di m., e ogni volta che usciva lo canzonavano; venne preso di m. dagli avversarî; pare che la sorte mi abbia preso di m., mi perseguiti, mi sia ostile; fu preso di m. dalla polizia, tenuto d’occhio in modo particolare, soggetto a una speciale sorveglianza; anche con senso attenuato: l’insegnante ha preso di m. proprio me. d. ant. Stare alla m., stare appostato per osservare attentamente: il fanciullo ... stette tutta quella mattina alla m. di ciascheduno [di coloro che entravano in chiesa] (Sacchetti). 2. a. non com. L’oggetto, il segno, il bersaglio a cui si mira: fissare, cogliere, colpire la m.; alla sua mira Curvò subito l’arco (V. Monti). b. fig. Il fine a cui si vuol giungere, scopo, intenzione, disegno: è questa la m. a cui tendo continuamente; non ho per ora altra m.; in tutte le sue azioni, ha per m. solo il proprio tornaconto; la mia unica m. è di giovarti. Spesso usato al plur.: credo che le sue m. siano oneste; ma per lo più, al plur., indica intenzioni riposte e in genere poco lodevoli o disoneste: cercavo d’indovinare le sue m.; soddisfare le proprie m. ambiziose; m. segrete, occulte, interessate, oblique, indegne. 3. Con sign. concreto, il dispositivo con cui si mira o che materializza una linea di mira. In partic.: a. Nelle armi da fuoco portatili, parte del congegno di puntamento (posta sulla culatta della canna) la quale, insieme col mirino (posto sulla volata), consente di individuare la linea di mira; è in genere costituita da una piastrina metallica (m. fissa) recante un incavo, detto tacca di mira. Nei fucili di precisione, spec. in quelli militari, la mira, la cui tacca è variamente sagomata, è parte integrante dell’alzo di cui costituisce la parte mobile in elevazione, e, opportunamente regolata, permette di mirare esattamente a bersagli posti a varia distanza (con alcuni fucili anche fino a 1200 metri): in tal caso è detta m. regolabile o mobile; quando le funzioni della mira e del mirino sono assolte da un cannocchiale, si parla di mirino a cannocchiale, e se il dispositivo ottico è abbinato a visori notturni (per es., ad amplificazione della luce stellare o a raggi infrarossi) è detto mirino notturno. b. In topografia, strumento (detto anche mira a scopo) usato per livellazioni e per rilevamenti celerimetrici, costituito da un’asta graduata che viene tenuta verticalmente e lungo la quale si fa scorrere uno scopo, cioè un quadrato di metallo, diviso in quattro settori bianchi e rossi, o bianchi e neri, finché l’operatore, che sta allo strumento, ne vede il centro sulla linea di mira. M. parlante, altro nome della stadia.