mistura
(ant. e pop. tosc. mestura) s. f. [lat. mixtūra, der. di mixtus «misto»]. – 1. L’operazione di mescolare, mescolanza di sostanze o cose diverse; in questo sign. quasi soltanto nell’espressione senza m. (di liquido o altro), puro, senza aggiunta di elementi estranei: questo laghetto ... senza avere in sé m. alcuna, chiarissimo il suo fondo mostrava (Boccaccio); e nella locuz. aggettivale di mistura, che risulta da una mescolanza: s’era immaginato ... di far entrare il riso nel composto di pane detto «di mistura» (Manzoni); in partic., in numismatica, monete di m., quelle coniate in una lega d’argento e di rame nella quale la quantità di fino o di metallo prezioso è inferiore alla metà. 2. Con sign. concr.: a. Complesso di cose mescolate insieme: io veggio l’acqua, io veggio il foco, L’aere e la terra e tutte lor misture Venire a corruzione (Dante). Nel linguaggio com., per lo più spreg., bevanda adulterata oppure ottenuta da ingredienti di sapore poco gradevole: questo vino è un’orribile m.; una m. dolciastra, disgustosa, sospetta. b. In chimica, e in partic. nel linguaggio medico-farmaceutico, lo stesso che miscuglio. c. In senso fig., non com., accostamento, fusione di elementi, qualità, sentimenti e sim. diversi fra loro: è una strana m. di raccapriccio e di consolazione ch’io provo (Fogazzaro); i palazzi sono una strana m. di barocco, edilizia sovietica, spunti quasi bizantini (Eraldo Affinati).