mito
s. m. [dal gr. μῦϑος «parola, discorso, racconto, favola, leggenda»]. – 1. Narrazione fantastica tramandata oralmente o in forma scritta, con valore spesso religioso e comunque simbolico, di gesta compiute da figure divine o da antenati (esseri mitici) che per un popolo, una cultura o una civiltà costituisce una spiegazione sia di fenomeni naturali sia dell’esperienza trascendentale, il fondamento del sistema sociale o la giustificazione del significato sacrale che si attribuisce a fatti o a personaggi storici; con lo stesso termine si intende anche ciascuno dei temi della narrazione mitica in quanto trattati ed eventualmente rielaborati in opere letterarie o filosofiche (per Platone, rappresentazione verosimile, in forma di allegoria, di realtà inattingibili da parte della ragione): i m. della genesi del mondo e dell’uomo; il crearsi, il diffondersi di un m.; i m. greci, romani, orientali; il m. di Prometeo, di Teseo e Arianna; il m. della spedizione degli Argonauti può essere interpretato come allegoria delle antiche navigazioni; il m. della reincarnazione in Platone. In quanto fenomeno antropologico il mito, a partire dal sec. 19°, è stato oggetto di teorie che lo hanno interpretato, volta a volta, come espressione di una fase dello sviluppo storico della comunicazione umana, come testimonianza di esperienze e pratiche primitive ritenute comuni a tutti i popoli, o, più recentemente, come l’espressione simbolica di credenze e comportamenti tradizionali, radicati nelle strutture profonde della psiche (e dunque essenzialmente universali, al di là delle differenze di forma) oppure prodotti di condizioni socio-economiche storicamente determinate e allo stesso tempo strumenti di coesione ideologica e di conservazione sociale. 2. estens. a. Idealizzazione di un evento o personaggio storico che assume, nella coscienza dei posteri o anche dei contemporanei, carattere e proporzione quasi leggendarî, esercitando un forte potere di attrazione sulla fantasia e sul sentimento di un popolo o di un’età: il m. di Cesare; il m. di Roma nel medioevo; il m. napoleonico; fare un m. di qualcuno o di qualche cosa; anche, di personaggi o eventi (reali o no) che, amplificati dall’immaginazione popolare, diventano simboli di comportamenti o di atteggiamenti umani attraverso la mediazione letteraria: il m. di Faust; il m. di Don Giovanni; il m. della corsa all’oro nel Nordamerica; oppure, più recentemente, di personaggi dello spettacolo o dello sport che, per la grande popolarità raggiunta, siano diventati degli idoli per le folle: il m. di Rodolfo Valentino, della divina Greta Garbo; il m. della Callas; il m. di Coppi nella storia del ciclismo; diventare un m. dell’atletica; la fine di un m., l’inizio del tramonto di un atleta, quando perde la sua invincibilità. b. Con sign. affine, idoleggiamento di un personaggio, o di un momento storico, nel quale si riflettono il gusto e la sensibilità di un’epoca: il m. di Virgilio nel medioevo, e il m. del medioevo nel Romanticismo. c. Motivo ideale o trasfigurazione della fantasia che assume particolare importanza e ricorre frequente nell’opera di un autore o caratterizza il gusto di un ambiente culturale: il m. della donna angelicata nello stilnovismo; il m. della bellezza nei lirici del Cinquecento; il m. rousseauiano del «buon selvaggio»; il m. del «fanciullino» nel Pascoli; il m. del superuomo in D’Annunzio. 3. a. Rappresentazione ideale o ideologica della realtà che, proposta in genere da una élite intellettuale o politica, viene accolta con fede quasi mistica da un popolo o da un gruppo sociale: il m. positivistico del progresso; il m. della purezza della razza nel nazionalsocialismo; abbattere, far crollare un mito. b. Desiderio o speranza ritenuti irrealizzabili; sogno, utopia: il miglioramento della situazione è, almeno per ora, un m.; il calo dell’inflazione si è rivelato un mito. Soggettivamente o polemicamente, possono essere definite come mito in questo senso limitativo anche alcune di quelle idee che per altri hanno o hanno avuto un valore simbolico-religioso, in quanto ritenute prive di validità razionale e di carattere pratico: il m. dell’uguaglianza sociale, il m. del benessere universale. c. Più genericam., prodotto della fantasia, alterazione più o meno involontaria della realtà per opera dell’immaginazione, anche come fatto patologico (cfr. mitomania): fabbricarsi, crearsi dei miti. E in frasi di tono più o meno scherz. (con sign. affine a favola, leggenda), fatto o opinione che non ha corrispondenza nella realtà: la sua intelligenza, o la sua incorruttibilità, è soltanto un mito.