mobber1
mobber1 s. m. e f. e agg. inv. Chi o che sottopone un dipendente o un collega di lavoro a vessazioni e pressioni psicologiche. ◆ Eppure, nonostante spesso col manico del coltello in pugno, le aziende «mobber» non hanno di che ridere: né bene, né ultime. Un «mobbizzato» medio riduce i tempi della sua prestazione del 60 per cento. E, il restante 40, se lo spende dallo psicologo. (Francesca Paci, Stampa, 14 luglio 1999, p. 36, Cronaca di Torino) • La prima in Italia ad avviare un capillare processo di monitoraggio contro il «mobbing» è la direzione sanitaria dell’Asl Napoli 1. Non a caso, giacché da noi il fenomeno sembra colpire come un virus soprattutto la sanità e gli uffici pubblici. E loro, i «mobber» che sembrano usciti da un fumetto o da un cartone animato, nella realtà di divertente hanno poco o nulla. Fuor delle apparenze, quella parola mutuata dall’etologia evoca un forte carico di paura (dall’inglese, to mob: accerchiare), quella che si manifesta nel lavoratore che subisce un’aggressione sistematica in un qualsiasi ambiente di lavoro. (Fabrizio Ferruccio, Repubblica, 16 febbraio 2000, Napoli, p. VII) • Ma come si presenta «il mobber»? «Sfortunatamente chi di mobbing ferisce, di mobbing non perisce – sintetizza la [Maria Grazia] Cassitto –. Di solito è una persona scaltra, un grande incassatore, che sa scegliere bene le mosse e le parole per ferire il collega più vulnerabile». (Flavia Fiori, Corriere della sera, 2 luglio 2006, p. 60).
Dall’ingl. mobber (‘chi attacca in massa’).