moccolo
mòccolo (o móccolo) s. m. [lat. mŭccus per il class. mŭcus «muco»]. – 1. a. Muco nasale, soprattutto quando pende dalle narici sul labbro superiore. b. ant. Punta del naso. 2. estens. a. Scolatura di cera da una candela stearica. b. ant. o region. Moccolaia, fungo del lucignolo. c. Mozzicone di candela, ciò che rimane della candela quand’è in gran parte consumata: come l’ultimo m. rimasto acceso d’un’illuminazione fa vedere gli altri spenti (Manzoni). Fig., non aver altri m., non avere altro mezzo, altro aiuto, spec. nella frase prov. se non hai altri m., puoi andar a letto al buio. d. Candela corta e sottile, o anche candela in genere, soprattutto in determinate frasi: accendere un m. a un santo, alla Madonna, per chiedere una grazia o per grazia ricevuta, per un pericolo scampato; se questa volta se la cava, deve proprio accendere un m. a sant’Antonio; fig., reggere, tenere il m., favorire con la propria presenza o con il proprio comportamento gli incontri di due innamorati, o essere per qualche motivo costretto ad assistere alle loro effusioni: Annina ... aveva risposto subito che non le dispiaceva di reggere il m. (Serao). 3. pop. Imprecazione, bestemmia (per un’interpretazione antifrastica di frasi quali accendere un m. a un santo e sim.): snocciolare, mandare, lasciar andare un m., dei m., una fila di m., una serie di m.; quando s’arrabbia tira certi m. da far rizzare i capelli. ◆ Dim. moccolétto, moccolino; accr. moccolóne, moccolòtto. Festa dei moccoletti: era così detta a Roma l’ultima sera di carnevale, nella quale la gente accendeva lungo il Corso dei piccoli ceri, e ognuno cercava di mantenere acceso il proprio e spegnere quello degli altri.