mole1
mòle1 s. f. [dal lat. moles]. – 1. a. Edificio, costruzione monumentale di grosse proporzioni e di aspetto piuttosto massiccio; spesso determinato da aggettivi: la solenne m. del tempio; la superba m. del Colosseo; la pesante m. del Palazzo di Giustizia; l’imponente m. delle piramidi; in senso fig., la m. dell’universo, il mondo nel suo complesso. Come nome proprio: la Mole Adriana, il mausoleo dell’imperatore Adriano in Roma, più noto col nome di Castel Sant’Angelo (cfr. Ariosto: la superba mole Che fè Adriano all’onda tiberina); la Mole Antonelliana, monumento caratteristico di Torino (progettato come sinagoga e successivamente sede del Museo del Cinema, la cui effigie figura sulle monete da 2 centesimi di euro, di conio italiano), così detto dal nome dell’architetto A. Antonelli che la iniziò nel 1863. b. Con senso più generico, massa di materia di grande volume, vista nella sua compattezza: si ergeva nel cielo la granitica m. del monte; la m. delle terre, delle acque. Per estens., con riferimento ad animali di considerevoli dimensioni: la robusta m. dell’elefante; la m. massiccia dell’ippopotamo; e, in usi scherz., a persone dalla corporatura massiccia e pesante: con quella sua m. faticava a passare attraverso la porta; con la sua m. traboccava da una delle poltroncine trapuntate della saletta (Antonio Tabucchi). 2. a. Con valore relativo, grandezza, volume in genere: un macigno di m. smisurata; un carico di piccola m.; le nuove aggiunte accrescono notevolmente la m. del libro. b. In senso fig., quantità, entità notevole di cose astratte: ho da sbrigare una gran m. di lavoro; la m. degli impegni mi impedisce di partecipare alla cerimonia; scrivo breve e in fretta per la m. delle cose che ho a fare (Carducci). c. Importanza, o peso, gravità: lavoro, opera, impresa di grande mole. Con sign. affine: Di sì gravoso affar, di sì gran mole Fu dar principio a la romana gente (Caro, che traduce il verso virgiliano Tantae molis erat Romanam condere gentem).