molleggiare
v. intr. e tr. [der. di molla] (io molléggio, ecc.). – 1. intr. (aus. avere) a. Avere la debita elasticità, detto soprattutto di mobili, materassi, vetture che, dotati di molle o di altro sistema analogo (materiali elastici come la gommapiuma), riprendono automaticamente la forma primitiva dopo aver sostenuto una pressione o sollecitazione: un divano che molleggia poco; è un tipo di automobile che molleggia bene. b. Di persona, o anche (letter.) di qualche animale, muovere elasticamente il corpo o una sua parte: i passeri neri sullo spalto Corrono, molleggiando (Pascoli). In partic., e per lo più nella forma intr. pron., compiere con elasticità e leggerezza determinati movimenti in alcuni esercizî fisici e sportivi: molleggiarsi in sella, cavalcando; molleggiarsi sulle gambe, sulle ginocchia, nell’esercizio ginnico del molleggiamento o nello sport dello sci. Con riferimento soprattutto a donna, camminare con ondulazioni del corpo e dimenando le anche: si molleggiava in modo provocante; alta slanciata e i fianchi molleggianti ..., era una gioia a vederla camminare (Cicognani). 2. tr. a. non com. M. le dita (o anche, intr., m. con le dita), tenere la matita o la penna, nello scrivere, in modo da avere una certa elasticità nella pressione delle falangi. b. Nel linguaggio marin., m. un cavo, una catena, esercitarvi, di tanto in tanto, una pressione con la mano o col piede per accertarsi che mantengano una sufficiente flessibilità e che la tensione, di conseguenza, non arrivi a limiti pericolosi. ◆ Part. pass. molleggiato, anche come agg. (v. la voce).