monocomparto
agg. inv. Privo di ripartizioni, unitario, con una sola linea di gestione. ◆ I fondi possono essere monocomparto o pluricomparto a seconda che si preveda una sola o più linee di gestione, a una delle quali il lavoratore ha facoltà di aderire. Il lavoratore può passare da una linea di gestione a un’altra, trasferendo l’intera posizione individuale, secondo disposizioni statutarie. (Sole 24 Ore, 1° maggio 2000, p. 17, Dossier-Fondi pensione) • Per i lavoratori metalmeccanici iscritti a Cometa quest’inverno ci sarà una grande novità. […] Nel 1999, primo anno di vita, la gestione avvenne con soli titoli a brevissimo termine o in pronti contro termine, in attesa che partisse, nel gennaio del 2000, la gestione finanziaria vera e propria. Gli amministratori del fondo optarono allora per la formula del monocomparto, che durerà fino a fine anno per essere sostituita, agli inizi del 2005, da quella multicomparto. (Glauco Maggi, Stampa, 5 luglio 2004, p. 20, Economia) • A ciascuno il suo fondo pensione. Già, perché non sono tutti uguali. Sia quelli chiusi (o di categoria) sia quelli aperti, presentano vari profili di rischio. Ci sono quelli puramente obbligazionari, che contengono un rischio relativamente modesto, a quelli totalmente azionari (ma questi ultimi si trovano soltanto tra i fondi pensione aperti). Gli strumenti chiusi si stanno diversificando in questi ultimi anni, perché prima, quando sono nati (ovvero dopo la riforma Dini del 1995) erano quasi tutti monocomparto (ovvero tutti i lavoratori di una certa categoria investivano in un unico fondo senza comparti, e quindi tutti investivano allo stesso modo). (Adriano Bonafede, Repubblica, 29 gennaio 2007, Affari & Finanza, p. 45).
Composto dal confisso mono- aggiunto al s. m. comparto.
Già attestato nel Corriere della sera del 25 giugno 1996, Corriere Soldi, p. 2.