mordace
agg. [dal lat. mordax -acis, der. di mordēre «mordere»]. – 1. a. Che, per sua natura, è pronto a mordere: cane m.; Simil battaglia fa la mosca audace Contra il mastin ...: Negli occhi il punge e nel grifo m. (Ariosto). b. Per estens., non com., di strumento che funziona addentando qualche cosa: tenaglia, sega m.; Nostra patria vedendo ancella e schiava, E da m. lima Roder la sua virtù (Leopardi); anche, di liquido che corrode: acido mordace. c. In senso fig., di persona che, nel parlare o nello scrivere, mostra una aggressiva malignità, una forma di critica sferzante: scrittore, critico m.; che lingua m.!; non essere sempre così m. nel criticare gli altri!; anche, di ciò che è frutto o espressione di tale atteggiamento: parole, frasi m.; una risposta m.; satira, epigramma mordace. 2. s. m. Pezzo di metallo dolce (rame, piombo, ecc.) che viene posto tra la superficie di un pezzo già lavorato e le ganasce della morsa che lo deve afferrare, allo scopo di non danneggiarlo. ◆ Avv. mordaceménte, in modo mordace, esclusivam. in senso fig.: criticare mordacemente; non perde occasione per rimbeccarmi mordacemente.