morfina
s. f. [dal fr. morphine, der. del lat. scient. morphium (che fu il primo nome dato a questo alcaloide), dal gr. Μορϕεύς «Morfeo», con allusione alle proprietà narcotiche del farmaco]. – Alcaloide che si estrae dal papavero da oppio (Papaver somniferum), in cui è contenuto fino al 10-15%, ma è presente anche nel succo di altre papaveracee: è una sostanza cristallina levogira, incolore, di sapore amaro, solubile in alcole, acidi e alcali, dotata di predominante azione depressiva sul sistema nervoso centrale. Se assunta in dosi piccole ne conseguono analgesia, ottundimento del senso critico e di autocontrollo, ebbrezza ed euforia, facilitazione ideativa; se in dosi maggiori, analgesia più profonda ed estesa, rilasciamento muscolare, torpore e sonnolenza, depressione respiratoria, infine coma e morte per paralisi respiratoria. In terapia la potente azione analgesico-narcotica della morfina è preziosa nel trattamento di tutte le forme dolorose, acute e croniche, non dominabili con i comuni analgesici non narcotici. Pesanti inconvenienti dell’alcaloide sono la rapida comparsa di assuefazione e il pericolo dell’instaurarsi di una grave tossicodipendenza.