morso2
mòrso2 s. m. [lat. mŏrsus -us, der. di mordēre «mordere», part. pass. morsus]. – 1. a. L’atto del mordere (di uomini o di animali), dell’affondare cioè i denti in una materia, per staccarne un pezzo o anche solo per produrvi un’incisione. Dell’uomo: dare un m. a una mela; mangiare a morsi un pezzo di formaggio; ant., dar di m. a (o in) qualche cosa, addentarla forte (fig., dar di m. al patrimonio, intaccarlo, sperperarlo; dar di m. alla riputazione di qualcuno, cercare di sminuirla con parole malevole o calunniose); anche di persona a persona: difendersi a morsi; prendersi a morsi; fare a morsi e graffî, azzuffandosi violentemente; gli diede un tale morso alla mano da fargliela sanguinare; con un m. gli staccò di netto un orecchio; con valore iperb.: è un bambino così sodo e paffuto che vien voglia di mangiarselo a morsi; iron., gli vuol tanto bene che, se potesse, lo mangerebbe a morsi. Di animale: il m. di un cane, di un lupo (fig., aver provato il m. del lupo, aver sofferto la fame, aver conosciuto la miseria); antidoto contro i m. di vipera. Di insetti parassiti, la puntura: il m. della zanzara, della pulce; fig., sono morsi di pulce, di azioni o parole malevole che non sortiscono il loro effetto e non turbano l’animo di colui contro il quale sono rivolte; con sign. simile il prov. l’elefante non sente il m. della pulce. b. Il segno lasciato da un morso, la lesione da esso prodotta, la parte che è stata morsa (sinon. quindi del più com. morsicatura): si vedevano, nel formaggio, i m. dei topi; medicare, cauterizzare un morso. c. concr. Pezzo, generalmente di cibo, che si stacca o si può staccare con un morso: ne ho mangiato solo un m.; quindi, non com., boccone: povera gente che non ha neppure un m. di pane; Si n’avesser cotal m. (Iacopone), un tale boccone, nel senso fig. di «vantaggio». 2. estens. e fig. a. poet. Graffio lacerante: ciascun menava spesso il morso De l’unghie sopra sé per la gran rabbia Del pizzicor (Dante). b. L’azione corrosiva di certe sostanze: il m. di un acido sul metallo (cfr. mordente, morsura), sulla carne; di cibi o altre sostanze commestibili, il sapore pungente, frizzante, e sim.: il m. piccante del pepe, dei peperoni, del barbaforte; il gustoso m. del vino. c. Sensazione di dolore fisico acuto, che compare a tratti, soprattutto in rapporto con le contrazioni di un organo: sento certi m. nello stomaco, per fame. Nel linguaggio medico, m. uterini, dolori uterini, a tipo intermittente, che possono comparire nelle prime ore o nei primi giorni dopo il parto, per effetto delle contrazioni del miometrio, quando queste raggiungono una certa intensità. d. L’azione e l’effetto di quanto è diretto a offendere, a ledere spiritualmente: il diabolico m. della calunnia; lacerare con i m. dell’invidia; o di ciò che punge e tormenta l’animo: i m. della gelosia, del sospetto; la vergogna il duro Suo m. in questo cor già non oprava (Leopardi), non faceva sentire; anche col sign. di rimorso: i m. della coscienza; O dignitosa coscienza e netta, Come t’è picciol fallo amaro m.! (Dante). Con senso più concr., parola o frase mordace: i m. dei critici; con i suoi velenosi m. tentava di screditarlo; né io altressì tacerò un m. dato da un valente uomo secolare a uno avaro religioso con un motto (Boccaccio), qui nel sign. in cui oggi si dice stoccata. 3. La parte delle tenaglie che afferra e stringe il pezzo. 4. Parte della briglia con cui si dirigono i movimenti del cavallo, costituita da tre parti metalliche disposte ad H con accoppiamenti snodabili: quella centrale (cannone o imboccatura) viene introdotta nella bocca dell’animale; le due aste laterali hanno l’ufficio di una leva, di cui la parte superiore (stanghetta), terminante in un occhio a cui s’affibbia la briglia, costituisce il fulcro, e l’estremità della parte inferiore o guardia a cui si attacca la briglia costituisce la potenza (la resistenza è rappresentata dagli angoli della bocca del cavallo). Cavallo che sente il m., che ubbidisce al m., o dolce, delicato di m., che ubbidisce docilmente e subito al comando del guidatore; irritante il morso Accresce impeto al corso (Foscolo); Sentendo lasso nella bocca il morso, Nel cuor veloce tu premesti il corso (Pascoli). Anche con i sign. fig. di freno: stringere, allentare il m.; dare una strappata al m., irrigidire d’un tratto la disciplina per far sentire il peso della propria autorità; mettere, porre il m. a qualcuno, assoggettarlo, domarlo. E posto agli Umbri e alli Piceni il m. (Ariosto); e con senso più astratto: di ragione il m. (Ariosto), il freno, il ritegno della ragione: mi rendé sì ardita Che del timor non mi ritenne il m. (T. Tasso). 5. In legatoria, ciascuna delle due sporgenze (dette anche spigoli) che in alcuni libri vengono prodotte nella fase di arrotondamento del dorso; hanno la funzione di nascondere lo spessore dei cartoni e di unirli più solidamente al libro, facilitando inoltre l’apertura della copertina. 6. In botanica, m. di rana, erba perenne della famiglia idrocaritacee (Hydrocharis morsus -ranae), che cresce nelle acque lente e stagnanti in Europa e Asia: è una pianta galleggiante, coltivata spesso negli acquarî, con foglie a rosetta e stoloni che formano alla estremità altre rosette di foglie, tra cui sorgono i lunghi peduncoli fiorali con fiori bianchi. ◆ Dim. morsino, morsétto, morsettino, non com. morserèllo o morsarèllo; v. anche morsello1.