morte
mòrte s. f. [lat. mŏrs mŏrtis]. – 1. a. La cessazione delle funzioni vitali nell’uomo, negli animali e in ogni altro organismo vivente o elemento costitutivo di esso: è in lutto per la m. di un fratello; l’afta epizootica ha causato la m. di molti bovini; la m. di una pianta (o di un ramo, delle foglie); m. cellulare; m. dei tessuti. Da un punto di vista biologico, la morte si può considerare come l’estinzione dell’individualità corporea, non tanto dei singoli elementi che la compongono, quanto delle necessarie correlazioni tra organi e funzioni. Con riferimento all’uomo, e in partic. alla pratica dei trapianti d’organo da donatori cadaveri, si distingue una m. biologica, caratterizzata dall’irreversibilità della cessazione delle funzioni vitali dell’organismo, degli organi e delle cellule che lo costituiscono, danneggiati in modo giudicato irreparabile, da una m. clinica (o m. apparente), in cui la sospensione delle funzioni vitali dell’organismo non è necessariamente irreversibile, potendo questo essere sottoposto a trattamenti di rianimazione; tali determinazioni esprimono condizioni separate dal cosiddetto «punto di non ritorno», relativo all’instaurarsi della prima più grave alterazione funzionale di un organo, spec. il cuore e il cervello, cui consegue lo squilibrio irreversibile del complesso delle funzioni vitali e le cui manifestazioni sono oggetto dell’accertamento di morte. In partic., si parla di accertamento di m. cardiaca quando all’arresto del cuore, non risolto dalle pratiche di rianimazione, segue la mancanza di qualsiasi fenomeno elettrico dimostrabile mediante il rilievo continuo di elettrocardiogramma per almeno venti minuti; analogam., si parla di accertamento di m. cerebrale quando, in un soggetto in stato di coma sottoposto a rianimazione, sia evidente l’assenza di attività respiratoria spontanea e di attività bioelettrica cerebrale (rilievo continuo di elettroencefalogramma piatto). M. improvvisa, quella che si verifica in modo non atteso in individui sani, ovvero malati ma non gravemente o in via di miglioramento, entro un tempo variabile, dall’inizio della sintomatologia clinica, da pochi secondi (m. istantanea) ad alcune ore. Ancora con riferimento all’uomo: temere la m.; desiderare, invocare la m.; il giorno, l’ora, il momento della m.; Non è ver che sia la morte Il peggior di tutti i mali (Metastasio); due cose belle ha il mondo: Amore e morte (Leopardi); Io tempo ormai ne ho poco: per colpa della m. Che viene avanti, al tramonto della gioventù (Pasolini); annuncio di m., sui giornali o con lettera privata; certificato di m., rilasciato dal medico che constata il decesso d’una persona; atto di m., rilasciato dall’ufficio di stato civile. Dichiarazione di m. presunta, dichiarazione fatta mediante sentenza con la quale il tribunale competente dichiara presunta la morte di una persona assente della quale non si abbiano notizie da almeno dieci anni; alla dichiarazione di morte presunta conseguono effetti del tutto analoghi a quelli che il diritto riconnette alla morte effettiva (gli eredi subentrano nel patrimonio dello scomparso e il coniuge è considerato vedovo): la dichiarazione è revocata e i suoi effetti sono annullati se si prova la perdurante esistenza in vita dello scomparso. Determinando le circostanze, le cause, il modo e sim.: m. naturale (per malattia), violenta, accidentale, improvvisa, istantanea, lenta, dolorosa, tragica; ha fatto una brutta m.; m. immatura, di chi muore giovane; fam. scherz.: fare la m. del conte Ugolino, morire di fame come il personaggio dantesco (Inf. XXXIII); fare la m. del topo, morire schiacciato. M. nera, la morte caratteristica di alcune forme particolarmente gravi di peste, che provocano estese emorragie cutanee per cui il cadavere diventa nero; m. bianca, per assideramento fra la neve (con altro senso, nel linguaggio sindacale, morte per incidente sul lavoro: v. bianco1, n. 4). È morto di sua m., di morte naturale, non accidentale; è la m. sua, il modo per lui più naturale di morire: per un guerriero, la m. sua è sul campo di battaglia; con altro sign., nel linguaggio fam., la sua m., la m. sua, il modo migliore d’esser cucinato, con riferimento a carni, pesci e, per estens., anche a prodotti vegetali: la m. della lepre è in salmì. Con riguardo allo stato d’animo, alle disposizioni, ai sentimenti del morente: fare una m. serena, coraggiosa, disperata; una bella, una buona m., una m. santa, di chi muore in grazia di Dio e con i conforti religiosi; al contr., cattiva m. o mala morte. Con riguardo al modo di affrontare la morte (soprattutto in battaglia, nella lotta): fare una m. gloriosa, onorata, vile. b. Locuzioni varie: sino alla m., per tutto il resto della vita (gli rimase fedele sino alla m.); in caso di m., nell’eventualità che uno muoia (in caso di m., ho già disposto per la successione; in caso di m. dell’imputato il reato si estingue); in m. di ..., nell’occasione, nella circostanza della morte di una persona (soprattutto come titolo o sottotitolo di componimenti poetici o musicali: In m. di Ugo Bassville, cantica di V. V. Monti; In m. di Carlo Imbonati, carme di A. Manzoni); essere in pericolo di m., lo stesso che in pericolo di vita, di chi versa in gravissime condizioni (con altro senso, pericolo di m., avviso posto su sostegni o cabine di corrente ad alta tensione, o in altri luoghi dove sussista un tale pericolo); in punto di m., di chi sta per morire (essere in punto di m.; si è pentito in punto di morte); in articolo di m., al momento di morire (v. articolo, n. 6); essere sul letto di m., giacere a letto morente; accorrere al letto di m., al capezzale di un morente; pop., a ogni m. di papa, molto raramente; e con sign. intuitivi, sicuro come la m., brutto come la morte. Con verbi: cagionare, provocare la m. di qualcuno; accelerare, affrettare, ritardare, allontanare la m.; salvare, liberare dalla m.; scampare da m. o alla m.; risuscitare da m.; esporsi alla m., al pericolo di morire; cercare, trovare la m. sul campo; incontrare la m.; affrontare, sfidare la m., compiere atti eroici o temerarî che possono costare la vita; scherzare con la m., esporsi incautamente a un grave pericolo; andare a m., accingersi a impresa sicuramente mortale: Parea ch’a danza e non a m. andasse Ciascun de’ vostri (Leopardi); mandare alla m., dove c’è grave rischio di morire (per es., di soldati mandati a combattere contro un nemico troppo superiore di forze, o male armati). Come sinon. letter. di morire (ma con varie partic. accezioni): venire a m.; esser còlto, sorpreso, rapito dalla morte. c. Con riferimento all’esecuzione capitale: comminare la pena di m.; era fatto divieto a chiunque di portare armi, pena la m.; sentenza di m. (anche fig., qualunque giudizio o notizia che rechi grave dolore, o abbia comunque il senso di una condanna); reo di m.; condannare a m.; m. giusta, ingiusta, immeritata, ignominiosa; andare alla m. (fig., par che vada alla m., di chi va in un luogo o si accinge a fare una cosa assai a malincuore); condurre, trarre alla m., al patibolo o sul luogo dell’esecuzione; mettere a m., giustiziare; espiare con la m. i proprî delitti. In altre frasi, per indicare uccisione, morte violenta: fu accusato a torto della m. del suo avversario; vendicare la m. di un congiunto; minaccia di m.; dare la m., uccidere; darsi la m., uccidersi. d. A morte, mortalmente: ammalarsi a m. (letter. infermare a m.: quivi non guari di tempo dimorarono, che Antioco infermò a m., Boccaccio); bastonare, colpire, ferire a morte. Analogam.: odiare, odiarsi a m., fino a desiderare la morte della persona odiata; farsi una guerra a m., accanita, che si vuol far durare fino alla morte di uno degli avversarî; averla (e più com. avercela) a m. con qualcuno, odiarlo di un odio asprissimo. Queste espressioni hanno spesso valore iperbolico; sempre iperb. le locuz. tormentare, seccare, annoiare a m., e simili. Assol. a morte! (ant. alla m.!), grido con cui si chiede l’uccisione di una persona o si esprime il proprio odio verso di essa: a m. il tiranno!; a m. gli affamatori del popolo! e. In alcune locuz. e frasi, si contrappone direttamente a nascita e più spesso a vita: dalla nascita alla m., per tutta la vita; una vita simile è peggiore della m.; dalla vita alla m. il passo è breve; diritto (o potere) di vita e di m. sui proprî sudditi; amare, giurarsi fedeltà per la vita e per la m.; essere tra la vita e la m., di malato assai grave; fig., passare o tornare da m. a vita, sentirsi quasi rinascere per qualche cosa che rechi improvviso sollievo; per lo più iperb., è questione di vita o di m. (o anche si tratta di vita o di m.), questione gravissima, da cui dipende la sorte di qualcuno; sapere vita, m. e miracoli di una persona, conoscere tutto di lei. f. Al plur., può indicare sia la morte di più persone (in quella circostanza ci furono molte m.), sia i diversi modi di morire (ci sono tante morti); più spesso in espressioni enfatiche: si meriterebbe cento m., di morire cento volte; soffrirebbe non una ma cento m. piuttosto che obbedire; sfiderei mille m. prima di cedere; io, vivendo, ogni ora mille m. sento (Boccaccio), mi par di morire mille volte. g. Talvolta, ciò che è causa di morte: il vizio del bere fu la sua m.; quella pleurite non curata è stata la sua m.; iperb.: tu sarai la mia m., a chi ci reca gravi dolori o ci fa disperare. h. In parecchi casi, indica non la cessazione della vita, ma gli aspetti, i caratteri, i segni che le sono in qualche modo proprî, che la precedono o la seguono: il sudore, il gelo della m.; il sonno, la quiete solenne della m.; il pallore della m., diverso da un pallore di m., che per lo più significa estremo pallore, simile a quello del cadavere (ma non senza eccezioni; per es.: avea sul volto Il pallor della m. e la speranza, Foscolo); con lo stesso sign., nel linguaggio poet., color di m.: Dai visi impressi di color di m. (Ariosto); Morte bella parea nel suo bel viso (Petrarca), qui per indicare l’aspetto dolcemente composto della donna (Laura) morta; avere la m. negli occhi o nel viso, mostrare segni di morte imminente, e per estens. un dolore mortale o grande terrore. Come similitudine: silenzio di m. (e analogam. squallore, desolazione di m.), assoluto, freddo, cupo, quasi segno o presagio di morte. i. Col suo senso proprio, la parola compare infine in locuz. particolari: Compagnia della m., Battaglione della m., nomi assunti talora da schiere di soldati risoluti a morire piuttosto che cedere o destinati ad azioni disperate; salto della m., meno com. che salto mortale; cerchio della m., acrobazia eseguita con motocicletta in una pista cilindrica (detta comunem. pozzo della m.); con altro sign., cerchio (o giro) della m., acrobazia aerea detta anche gran volta (v. volta1, n. 2 b). Albero della m., altro nome del tasso, albero delle conifere. 2. Con iniziale per lo più maiuscola, personificazione della morte, che di solito si rappresenta in figura di scheletro umano con in mano la falce (in Toscana, morte secca), ma può assumere – in creazioni poetiche, fiabesche, pittoriche, o nella fantasia popolare – anche altre sembianze. La personificazione è inoltre frequente, pur conservando per lo più la sua astrattezza, nell’uso poet. e anche (con iniziale minuscola) in locuz. del linguaggio com.: Laudato si’, mi Signore, per sora nostra Morte corporale (s. Francesco); Morte, tu mi darai fama e riposo (Foscolo); Bella Morte, pietosa Tu sola al mondo dei terreni affanni (Leopardi); Trionfo della Morte, titolo di uno dei Trionfi del Petrarca (Triumphus Mortis), e di un romanzo di G. D’Annunzio (1894); è anche soggetto allegorico di figurazioni pittoriche (per es., nel camposanto di Pisa); lottare, combattere con la m., di chi ha un’agonia travagliata; vedere la m. in viso, trovarsi in faccia alla m., correr serio pericolo di morire; avere la m. all’uscio, esser lì lì per morire; la m. viene quando meno ci si aspetta; prov., la m. non guarda in faccia a nessuno, non fa distinzioni, colpisce chiunque quando l’ora è giunta; pare la m., o il ritratto, l’immagine della m., di persona magrissima e assai malandata in salute. La m. in vacanza, titolo di un film, interpretato da Fredric March (titolo originale ingl. Death takes a holiday, 1934); si dice anche, in senso fig., di persona mal ridotta. 3. Usi fig.: a. In espressioni metaforiche, gravissima afflizione, profonda angoscia: avere la m. nell’anima; con la m. nel cuore; è una m. lenta; una m. continua; soffrire, patire mille m., ogni genere di angosce, di affanni. b. M. dell’anima: nella teologia, lo stato dell’anima che, col peccato mortale, perde la grazia di Dio; anche la dannazione, e sempre in questo senso la m. eterna, la seconda m. (cfr. s. Francesco: Beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati, Ka la m. secunda nol farrà male; e Dante: Che la seconda m. ciascun grida, dove peraltro il sign. dell’espressione è controverso). c. M. civile: estinzione totale e irreversibile della capacità giuridica di un soggetto, per lo più in relazione a una condanna penale per gravissimi delitti: tipica del diritto intermedio, fu combattuta dagli illuministi e scomparve definitivamente dal diritto positivo dei diversi paesi europei nel sec. 19°; l’espressione (nota soprattutto per l’omonimo dramma di P. Giacometti, 1861) rimane tuttavia nell’uso per indicare, in senso generico, la condizione di chi non sia riuscito a inserirsi attivamente nelle strutture sociali o ne sia stato escluso, e veda in tal modo ridotte le possibilità di far valere i suoi diritti. Per estens., emarginazione sociale e, nell’uso com., anche situazione di isolamento e noia: al mare d’inverno è la m. civile. d. Fine, cessazione, o anche distruzione, rovina: la m. di una istituzione, di una società commerciale, di un’impresa; Le vostre cose tutte hanno lor morte, Sì come voi (Dante); La m. dell’estate era tranquilla In quel mattino chiaro (Gozzano). e. In fisica, m. termica, espressione metaforica, riferita in genere all’intero Universo, con cui si indicano le ipotetiche conseguenze a lungo termine dell’irreversibilità dei processi naturali, ossia del secondo principio della termodinamica: l’Universo, in quanto sistema isolato, tenderebbe progressivamente allo stato, uniforme e indifferenziato, di equilibrio termico, raggiunto il quale cesserebbe ogni ulteriore possibilità di cambiamento ed evoluzione. 4. Nel gioco dell’oca, la casella nella quale è stabilito che il giocatore che vi arriva debba pagare la posta fissata e ricominciare il gioco daccapo.