mosca
mósca s. f. [lat. mŭsca]. – 1. a. Genere di insetti ditteri brachiceri dal corpo tozzo, con solo il primo paio di ali atte al volo, essendo il secondo paio modificato a formare due strutture per la stabilizzazione del volo (bilancieri); l’apparato boccale è di tipo succhiatore non perforante, costituito essenzialmente dal labbro inferiore (labio) che si allunga a formare una robusta proboscide terminata da due ampî palpi labiali (labelli) membranosi, fra i quali termina l’apice del labbro superiore; le mandibole sono ridotte o assenti. La specie più diffusa è la m. comune (lat. scient. Musca domestica), cosmopolita, dotata di una notevole capacità di moltiplicazione (da 7 a 12 generazioni l’anno), che, nutrendosi di liquidi organici e prodotti di rifiuto, rappresenta il vettore di numerose malattie (tifo, tracoma, tubercolosi, dissenteria, ecc.), i cui agenti patogeni sono trasportati passivamente sui cibi dagli escrementi o da altri rifiuti. b. Locuzioni e modi prov. riferiti alla mosca comune: uno sciame di mosche; scacciare le m.; pigliare, acchiappare le m.; fig., pigliar mosche, fare un lavoro inutile; piglia una m. e falla ballare, frase con cui si risponde talora a chi chiede «che devo fare?»; esser noioso, fastidioso, importuno, insistente come una m.; fitti come le m.; morivano come le m., in gran numero (soprattutto per epidemie, in violente battaglie, ecc.): il pane verrà a buon mercato, ma ci metteranno il veleno, per far morire la povera gente, come mosche (Manzoni); stare a guardare le m. che volano, stare in ozio, esser distratto; non si sentiva (o anche si sarebbe sentito) volare una m., o semplicem. non si sentiva una m., c’era assoluto silenzio (di qui, forse, l’uso tosc. e centromerid., di mosca! come equivalente di «zitto», «silenzio!»; anche come rafforzativo: zitto e mosca!; e lui, zitto e mosca!); ha paura di una m., gli farebbe paura una m., di persona eccessivamente paurosa; non farebbe male a una m., di persona di carattere assai mite, d’ottimo cuore; fare d’una m. un elefante, esagerare grandemente la realtà dei fatti o la gravità di una questione, di un pericolo, di un ostacolo; restare con un pugno di mosche (in mano), rimanere deluso, non aver ricavato il minimo profitto da qualche cosa; e così tornare con un pugno di mosche, senza aver concluso nulla; far venire la m. al naso, irritare in modo da provocare uno scatto subitaneo di collera, una reazione violenta; se mi salta la m. al naso..., se perdo la pazienza; non si lascia posare (o montare) la m. sul naso, non tollera molestie o prepotenze; raro come una m. bianca, o assol. è una m. bianca, di cosa rarissima o di persona che abbia qualità assai rare tra gli uomini in generale o tra coloro che sono nelle sue condizioni. Letter., m. cocchiera, chi, senza averne autorità o incarico diretto, pretende di far da guida ad altri o si assume compiti e responsabilità di direzione in affari, imprese, situazioni varie: le m., per altro, le m. cocchiere sono pur le male bestie e noiose! (Carducci, nel suo scritto che porta appunto il titolo di «Mosche cocchiere»). Proverbî: in bocca chiusa non entran mosche, per lodare l’opportunità del silenzio; non si può avere il miele senza le m., non è facile ottenere un vantaggio senza qualche fastidio. 2. Con varie specificazioni, nome di insetti appartenenti ad altri generi e anche ad altri ordini: a. M. cavallina o m. culaia (lat. scient. Hippobosca equina), la comune mosca che succhia il sangue di equini e bovini, sui quali si posa tenacemente, onde la similitudine noioso come una m. cavallina, e l’uso fig. dell’espressione per indicare persona molesta, fastidiosa, che ci sta sempre d’attorno. b. M. degli asparagi (lat. scient. Platyparea poeciloptera), dittero della famiglia tripetidi, le cui larve scavano gallerie sugli apici dei germogli degli asparagi, deformandoli e facendoli seccare. c. M. delle barbabietole, nome di due piccole mosche della famiglia muscidi (Pegomyia hyoscyami e P. betae), le cui larve si nutrono del tessuto interno delle foglie della barbabietola. d. M. della carne o m. carnaria, nome di varie specie di mosche della famiglia sarcofagidi, e in partic. di Sarcophaga carnaria, che depongono le uova nelle carcasse degli animali, di cui le larve voracemente si nutrono. e. M. delle ciliegie (lat. scient. Rhagoletis cerasi), dittero della famiglia tripetidi, con una macchia gialla in mezzo al corpo nerastro, che vive a spese delle ciliegie coltivate e selvatiche. f. M. del formaggio (lat. scient. Piophila casei), piccolo insetto dittero che depone le uova nei formaggi, nelle carni insaccate, nei cadaveri. g. M. della frutta (lat. scient. Ceratitis capitata), dittero della famiglia tripetidi, di colore ocra, variegato di grigio e di nero, oggi diffuso in molti paesi, che vive allo stato di larva entro i frutti di molte piante e può così determinare gravi danni economici. h. M. olearia o m. delle olive (lat. scient. Dacus oleae), dittero della famiglia tripetidi, di color grigio e fulvo ocraceo, con macchie scure, diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, dannosissimo ai frutti dell’olivo, della cui polpa si nutrono le larve. i. M. della pastinaca (lat. scient. Psila rosae), piccolo dittero della famiglia psifidi, di forma allungata, di colore nero lucente, le cui larve, di colore giallo vivo, si nutrono delle radici della pastinaca, dei sedani e di altre piante. l. M. dei sedani (lat. scient. Philophylla heraclei), piccolo dittero della famiglia muscidi, nero lucente macchiato di giallo sul torace, diffuso in tutto il continente europeo e in Anatolia, le cui larve vivono sulle lamine fogliari di varie composite e ombrellifere, che appaiono scolorite in corrispondenza delle zone lese. m. M. scorpione, nome delle varie specie di insetti mecotteri, dovuto ai cerci rivolti all’insù che sono presenti nell’addome di ambedue i sessi e soprattutto dei maschi di alcune specie. n. M. spagnola, o m. di Spagna, altro nome della cantaride. o. M. tse-tse: v. tse-tse. 3. Uccello mosca, altro nome delle varie specie di colibrì, con riferimento alle minuscole proporzioni di questi uccellini. 4. Altri usi estens. e fig.: a. Nella pesca con l’amo, ogni imitazione artificiale di insetto, larva, o d’altro animaletto, usata come esca, particolarmente per la pesca al lancio (o pesca a mosca) dei salmonidi: consta generalmente di un corpo di seta che fascia l’amo fino alla curva e di barbe di penne che imitano le ali e le zampe di un insetto; si distinguono m. secche destinate a galleggiare, m. annegate per la pesca a mezz’acqua o al fondo, e m. composte, con piombi, elichette o cucchiai. b. Finto neo (talora indicato anche col corrispondente nome fr. mouche), spesso in forma di stella, di mezzaluna, di cuore, ecc., che nei secoli passati le donne applicavano per bellezza al viso, oppure alla spalla, nel décolleté. c. Piccolo pizzo di barba fatto crescere sotto il labbro inferiore. d. Al plur., macchiette di peli neri sul mantello del cavallo. Per le m. d’ermellino, in araldica, v. moscatura. e. Nel linguaggio dei bar e di trattoria, chicco di caffè tostato con cui talvolta si serve il liquore sambuca: una sambuca con la mosca. f. M. volanti, in patologia, disturbo visivo per lo più poco molesto, detto anche, con termine più tecnico, miodesopsia. g. Mosche di Milano, impiastro ad azione rivulsiva, composto, secondo la farmacopea ufficiale, di colofonia, trementina, cantaridi ed euforbio in polvere e storace. 5. Nel linguaggio minerario, piccolo aggregato, di dimensioni ancora discernibili a occhio nudo, di minerale utile disperso nella ganga. 6. Nella tecnica di fonderia, ognuna delle spie con cui si verifica lo spessore delle varie parti di una forma prima della colata, consistenti in pallottole di argilla, stucco e altri materiali plastici, che, posti opportunamente nei punti dove si vuole controllare uno spessore, a forma ricomposta risultano schiacciati, lasciando così una testimonianza dimensionale dello spazio (spessore) che rimane in quel punto. 7. Nome con cui si designava in passato (per calco del fr. mouche) una nave militare celere e leggera, detta poi avviso, destinata alle comunicazioni fra le unità più grandi e un’analoga imbarcazione da passeggeri per piccolo traffico in porti e canali. 8. Pesi mosca, nel linguaggio sport., la prima delle categorie in cui sono divisi, in base al peso, i pugili (fino a 50,802 kg); in passato, la stessa denominazione era in uso anche per la lotta (nelle due specialità della lotta libera e della lotta greco-romana) e per la pesistica, per le quali si preferisce attualmente indicare soltanto il corrispondente limite di peso (kg 52 per ambedue); per estens., un peso m. (anche nella forma ellittica, invar., un mosca, i mosca), pugile, lottatore o pesista appartenente a questa categoria. 9. M. cieca (o, con grafia unita, moscacieca), gioco fanciullesco, praticato fin dall’antichità, in cui uno dei partecipanti, bendato, deve cercare di afferrare uno dei giocatori e riconoscerlo; colui che è preso e riconosciuto sostituisce il giocatore bendato: giocare, fare a m. cieca. ◆ Dim. moschétta, moschina e moschino m. (v.), moschettina; accr. moscóna, non com. (v. il masch. moscone); pegg. moscàccia. V. anche moscerino.