moschea
moschèa s. f. [dal fr. mosquée, inteso come «profumata», alteraz., secondo mosc «muschio», dello spagn. mezquita (v. meschita)]. – Edificio del culto musulmano che, secondo la tradizione, deriverebbe la sua prima forma architettonica dalla casa di Medina in cui Maometto era solito riunire i proseliti per discutere questioni liturgiche, religiose e sim.: in origine usato anche a scopi profani, come luogo di riunione di fedeli, sede della maggiore autorità politica e militare, luogo di ricovero e alloggio, è attualmente riservato alla preghiera e all’insegnamento religioso. La sua evoluzione formale comprende tre tipologie fondamentali: la m. a cortile, in cui la sala della preghiera è collocata sul lato opposto all’ingresso del cortile; la m. a chiosco, costituita da un ambiente a pianta quadrata sormontato da una cupola e circondato da una galleria coperta da volte a botte; la m.-madrasa, a pianta cruciforme (formata da quattro īwān prospicienti una corte); una elaborazione successiva porta alla creazione di edifici a pianta centrale coperti da cupole e volte e fiancheggiati da minareti; l’interno della moschea è sempre caratterizzato dall’assenza di arredo e dalla particolare rilevanza assunta dalla parete posta in direzione della Mecca (qibla). TAV.