mozione
mozióne s. f. [dal lat. motio -onis, der. di movēre «muovere», part. pass. motus; il sign. 2 ricalca l’ingl. motion]. – 1. ant. Movimento. Il sign. è tuttora vivo, con uso fig., nell’espressione m. degli affetti, con cui si indica uno degli scopi principali dell’oratoria secondo la precettistica antica, cioè quello di muovere gli animi degli ascoltatori a compassione, simpatia, orrore e sim., il che aveva rilievo soprattutto nella perorazione. 2. Nel linguaggio parlamentare, richiesta intesa a promuovere una deliberazione di un’assemblea legislativa in ordine a un determinato argomento, avanzata da un singolo membro del parlamento se preceduta da interpellanza, o, in caso contrario, firmata da almeno 8 senatori o 10 deputati: presentare, approvare, respingere una m.; firmare una m.; m. di fiducia (al governo), motivata e votata per appello nominale, m. di sfiducia (al governo), motivata, sottoscritta da almeno un decimo dei componenti la camera legislativa, e votata per appello nominale, con le quali il parlamento approva o disapprova il programma politico del governo. Per estens., analoga richiesta formulata in ogni tipo di assemblea (consigli regionali, provinciali e comunali, assemblee di enti pubblici e privati, di società commerciali, ecc.). Per la m. d’ordine, v. ordine (nel sign. 3 c).