mulino2
mulino2 (o molino) s. m. [dal lat. tardo molinum, neutro sostantivato dell’agg. molinus, der. di molĕre «macinare»]. – 1. a. Stabilimento in cui si esegue la macinazione dei cereali (soprattutto del grano), normalmente costituito da un magazzino (silos) e da un fabbricato a più piani per la pulitura e la macinazione; anche la macchina che compie tale macinazione. Per estens., il macchinario atto a macinare altri materiali, quali colori, gesso, minerali, cemento, ecc. Anticam. era in uso anche un plur. le mulina: [l’acqua] con non piccola utilità del signore due mulina volgea (Boccaccio). b. Secondo la forza sfruttata si distinguono: m. a vapore; m. a vento, costituiti da una torre con tetto girevole di legno sul quale è imperniata una ruota a quattro grandi pale con vele di tela, messa in rotazione dal vento; m. ad acqua, disposti sulle sponde di fiumi, torrenti, canali, ecc., i quali sfruttano l’energia cinetica del flusso idrico mediante una grande ruota, munita di pale o tazze, semisommersa nell’acqua. Secondo l’apparato macinante si distinguono: m. a cilindri (detto anche cilindraia o laminatoio), costituito da due o più cilindri d’acciaio, paralleli e rotanti attorno al proprio asse, più o meno accostati tra di loro a seconda della finezza della macinazione voluta; m. a dischi, costituito da due dischi verticali e paralleli, ruotanti intorno a un asse comune e in versi opposti, muniti di denti fissi: il materiale da macinare viene introdotto nella zona centrale dei dischi e, in virtù della forza centrifuga, viene spinto verso la periferia e frantumato per urto contro i denti; m. a martelli, costituito da elementi d’urto (o battitori) imperniati a cerniera su dischi calettati a un albero orizzontale in rotazione all’interno di una camera di macinazione; m. a palle, nel quale la macinazione è effettuata da sfere di metallo o da pietre levigate, contenute, assieme al materiale da macinare, in un cilindro, ad asse orizzontale, rotante a velocità tale che le palle vengano trascinate dalle pareti del cilindro fino a una certa altezza per poi ricadere sul materiale macinandolo per urto; m. a palmenti (detto anche macina per grano), costituito da due mole affacciate, di pietra o metalliche, di cui una soltanto ruota intorno al suo asse centrale così che il materiale, scaricato dalla tramoggia al centro della mola superiore, è costretto a passare nello spazio (regolabile) tra le due mole, in cui viene macinato per pressione e per sfregamento; m. a pestelli, costituito da un meccanismo eccentrico che solleva periodicamente i pestelli e li lascia quindi ricadere sul materiale da macinare; m. a rulli, costituito da un tamburo cilindrico rotante, all’interno del quale sono alloggiati dei rulli, tenuti, mediante molle, a distanza regolabile dalla superficie interna del cilindro stesso, sulla quale si dispone, per effetto della forza centrifuga, uno strato di spessore uniforme del materiale che viene così sottoposto all’azione macinante dei rulli; m. a pendolo, in cui l’organo macinante è costituito da uno o più pendoli recanti all’esterno libero, come massa pesante, un rullo libero di girare intorno al suo asse da cui è percosso il materiale da macinare; m. a getto, costituito da una camera anulare percorsa, a elevata velocità, dalle particelle da macinare il cui movimento è provocato da un fluido (per es., aria compressa) mentre l’azione macinante è dovuta soprattutto alle mutue collisioni tra le particelle. Nell’industria farmaceutica, m. colloidale, macchina per la preparazione di emulsioni e sospensioni, costituita da un rotore alloggiato dentro uno statore, quasi a contatto con le sue pareti, in grado di girare a grande velocità, e di suddividere finemente i liquidi da emulsionare o i solidi da disperdere nei liquidi. c. In proverbî o frasi proverbiali: chi va al m. s’infarina; il m. non macina senz’acqua, non si può lavorare senza un adeguato compenso; ogni m. vuole la sua acqua, nessuno fa nulla in modo totalmente disinteressato; tirare o recare l’acqua al proprio m., badare soltanto al proprio utile, magari a scapito di quello altrui; portare acqua al m. di qualcuno, favorirlo involontariamente con il proprio operato; combattere contro i m. a vento, o anche prendersela con i m. a vento, con nemici inesistenti, immaginarî (con riferimento all’episodio del Don Chisciotte di Cervantes in cui Don Chisciotte, avendo scambiato dei mulini a vento per giganti, si lancia contro di essi per combatterli); essere un m. a vento, essere volubile, incostante; parlare come un m. a vento, molto e assai velocemente; avere, sentirsi la testa come un m., come un m. a vento, avere le idee confuse, sentirsi intontito, frastornato, disorientato e sim.; nel mulino della sua testa, raccapezzava sempre qualche proposta strampalata (Bacchelli). 2. Raro come sinon. di mulinello, per indicare strumenti girevoli intorno a un asse; in partic., nella scenotecnica, altro nome dell’argano detto anche botte o tamburo. Nell’Ariosto, è così chiamato l’aspo su cui una delle Parche avvolge il filo delle vite umane: andava il paladino Tutte mirando le future vite, Poi ch’ebbe visto sul fatal molino Volgersi quelle ch’erano già ordite (Orl. Fur. XXXV, 3). 3. M. da (o di) preghiere, denominazione di un manufatto destinato a utilizzazione religiosa nel buddismo lamaistico, costituito per lo più di cilindri imperniati su un asse in modo che si possano far ruotare anche a mano, mettendo così in movimento preghiere e formule sacre scritte su rotoli di carta fissati allo strumento o impresse direttamente nella sua parte esterna. 4. Nel linguaggio medico, rumore di m., caratteristico rumore di sciacquamento percepibile all’ascoltazione del cuore in caso di idropneumopericardio. 5. In zoologia, m. gastrico, altro nome del proventricolo masticatore, dei crostacei.