mutamento
mutaménto s. m. [der. di mutare]. – L’azione e l’effetto del mutare o del mutarsi: Un’aura dolce, sanza mutamento Avere in sé, mi ferìa per la fronte (Dante), non soggetta a variazioni o alterazioni; m. di fortuna, spesso in peggio; in tanto m. di cose (Boccaccio). È forma più letter. di cambiamento, d’uso com. spec. in talune locuz., come: m. di governo, di ministri, di indirizzo politico; sono avvenuti dei m. nella direzione dell’azienda; m. di clima, di stagione; quel ragazzo ha fatto un profondo m., riferendosi al carattere, alla condotta e simili. Nel linguaggio sociologico, m. sociale, o anche socioculturale, espressioni con cui si indica, in generale, il complesso delle variazioni e alterazioni, non temporanee, che avvengono nelle componenti strutturali, o nei maggiori sistemi sociali, di una determinata società, o nell’intera società umana; in senso stretto, ogni singola trasformazione significativa che si produce, in un determinato periodo, nella struttura della società. Nella filosofia di Aristotele, il termine (gr. μεταβολή) designa il passaggio da un contrario all’altro, e precisamente dal non-essere all’essere (la nascita), dall’essere al non-essere (la morte), da un essere ad altro essere (il movimento).