mutare
v. tr. e intr. [lat. mūtare]. – È in genere sinon. di cambiare, cui corrisponde in tutti i sign. (tranne quello di «barattare, fare una operazione di cambio», che è esclusivo di cambiare); nell’uso mod. ha tono più letter. (sicché espressioni come mutar vestito, mutarsi d’abito sono meno com. delle corrispondenti col verbo cambiare). 1. tr. a. Sostituire una cosa con un’altra, simile o diversa: m. le proprie abitudini, il proprio sistema di vita; m. idea, parere, opinione; m. residenza; m. governo; m. penne, pelle, di animale che fa la muta; m. voce, con allusione al cambiamento di voce che avviene nell’uomo durante la pubertà. b. Rendere diverso, trasformare: le ultime esperienze l’hanno molto mutato; la guerra mutò le condizioni politiche dell’Europa; questa vicenda lo ha mutato in un cinico; m. in peggio, in meglio; m. aspetto, m. viso, manifestare turbamento nell’espressione del volto: non mutò aspetto, Né mosse collo, né piegò sua costa (Dante); come che gran noia nel cuor sentisse, senza mutar viso in braccio la pose al famigliare (Boccaccio). Anche nella forma rifl., mutarsi: la crisalide si muta in farfalla. 2. intr. (aus. essere) Diventare diverso, passare da uno stato, da una condizione, a uno stato o condizione diversi: quale e quanto era mutato Da quell’Ettòr che ritornò vestito Delle spoglie d’Achille! (Caro); spesso (analogam. a cambiare) seguito da un compl. introdotto dalla prep. di: m. d’opinione; m. d’aspetto; m. di significato. Frequente l’uso dell’inf. sostantivato: al mutare delle stagioni; a ogni mutar di vento; mettean le frecce orrendo Su gli omeri all’irato un tintinnio Al mutar de’ gran passi (V. Monti), all’alternarsi dei passi. 3. tr., ant. e letter. Trasferire ad altro luogo (sign. in cui non è usato cambiare): se egli nol muta di là dove egli era testé (Boccaccio); anche come intr. pron.: egli dubitò forte che morta non fosse o di quindi mutatasi (Boccaccio), trasferitasi in altra casa. L’uso è ancora vivo nell’espressione m. il vino, travasarlo. ◆ Part. pass. mutato, anche come agg.: lo trovo molto mutato; e come s. m. con valore neutro: non c’è nulla di mutato.