mutilazione
mutilazióne s. f. [dal lat. mutilatio -onis]. – L’atto, il fatto di mutilare, di essere mutilato; asportazione, per trauma o intervento chirurgico, di un arto, o parte di un arto, o di qualsiasi parte importante del corpo: si rese necessario un intervento chirurgico implicante una grave m.; invalidità conseguente a gravi m.; anche in senso estens. e fig.: le m. delle statue greche; la città subì gravi m. a causa dei ripetuti bombardamenti; la m. di uno scritto, di un film. In partic., m. fraudolenta della propria persona, in diritto, reato consistente nel cagionare a sé stesso una lesione personale o nell’aggravare le conseguenze della lesione personale prodotta da un infortunio al fine di ottenere per sé o per altri il premio di un’assicurazione contro gli infortunî (art. 642 cod. pen.). In etnologia, m. etniche, alterazioni artificiali del corpo umano, quasi sempre permanenti, risultanti dall’asportazione totale o parziale di determinate parti della persona (organi genitali, falangi delle dita, denti), praticate presso alcune popolazioni su alcuni, o su tutti i membri della società (il termine è però usato spesso, in senso più ampio, come sinon. di deformazione).