name-dropping
(name dropping) loc. s.le m. Il nominare come per caso, durante una conversazione, personaggi famosi o importanti, con cui si dà ad intendere di essere in rapporti d’amicizia o intimità, al fine di impressionare l’interlocutore. ♦ Da questo angolo visuale, uno dei tratti tipici dello snobismo è quello che in inglese si chiama name-dropping: il far cadere, durante una conversazione, nomi di celebrità con cui si sottintende un rapporto di amicizia, di intrinsechezza, che spesso non esiste. (Alfredo Todisco, Corriere della sera, 15 gennaio 1965, p. 3) • Il libro, di per sé ben poco eccezionale, rimanda in maniera un po' smaccata e spesso ripetitiva a Sette anni in Tibet, citandone, a volte con scarsa e noiosa ineleganza, numerosi stralci, senza disdegnare qua e là polemiche di sapore vagamente accademico, e ricorrendo a quella tecnica che gli angloamericani chiamano del name-dropping: il rimando a nomi importanti e noti che dovrebbero farsi garanti della rilevanza, esistenziale o scientifica che sia, degli avvenimenti raccontati. E non è un caso che uno dei primi nomi «buttati lì» per distinguersi da quanti negli anni più recenti hanno scoperto in se stessi una passione diretta o mediata per una delle zone più misteriose del mondo sia quello di Sven Hedin, il celebre esploratore norvegese nato nel 1865, che i nostri padri hanno a suo tempo apprezzato grazie alle pagine di Piero Trevisani, Sven Hedin nel Tibet inesplorato, pubblicato nel remotissimo 1933 dalla Paravia di Torino. (Ruggero Bianchi, Stampa, 8 ottobre 1998, TuttoLibri, p. 7) • Cambogia sta percorrendo tutte le tappe obbligate per un musicista indipendente italiano: un primo album nel 2014 diffuso solo in formato audiocassetta, contenente il singolo Quando c’era Maradona; un nuovo album in uscita a dicembre – ma già molto chiacchierato – dal titolo “La sottrazione della gioia” (Il mare non è niente di speciale sarà contenuta nel disco). Per completare il quadro, la barba abbondante e il continuo name dropping di intellettuali/registi appartenenti a un nostalgico passato recente costituiscono la cifra stilistica del cantautore indie – di lui come di altre decine di cantautori, invero. (Alberto Motta, Wired.it, 26 settembre 2016, Musica) • Romani anche Carl Brave e Franco 126, e non periferici (126 sono gli scalini che da Trastevere salgono al Gianicolo). Artisti del rimorchio ragazze e ammazzare il tempo aggiornando le mitologie trasteverine del «Roma nun fa la stupida stasera». Favoloso il name-dropping di oggetti e luoghi nei loro versi: «Mi finisco questo scolo di Punk-Ipa/ e sto all’Anagnina co una signorina/ ma lei non si fida, che regazzina/ è nervosa parla gioca a fa la diva». (Alberto Piccinini, La Repubblica, 13 ottobre 2017).
Dall’ingl. name-dropping, propriam. ‘il lasciar cadere giù (dropping) un nome (name)’.