nanofiltrazione
s. f. Filtrazione di residui piccolissimi, impercettibili, di grandezza nanometrica. ◆ le nuove tecnologie enologiche basano la loro efficacia soprattutto su alcuni principi della fisica (pressione sottovuoto, temperatura, campi elettrici), modificando sempre più intimamente gli elementi costitutivi del vino. Figli di queste tecnologie sono macchine e procedimenti ormai noti: concentratori, osmosi inversa, elettrodialisi, ultrafiltrazione-nanofiltrazione. Le procedure attuali si limitano a concentrare o a stabilizzare il vino, ad eliminare o ad «aggiustare» molti elementi che lo costituiscono (acidità volatile in eccesso, fenoli volatili responsabili di odori sgradevoli, pH troppo alti). Ma queste tecnologie contengono un potenziale di sviluppo e di utilizzo ben più consistente, in grado di arrivare al completo frazionamento della sostanza sottoposta al loro trattamento. (Vanni Cornero, Stampa, 13 giugno 2006, p. 16, Cronache).
Composto dal confisso nano- (‘relativo a una struttura infinitamente piccola, dell’ordine di un miliardesimo di unità’) aggiunto al s. f. filtrazione.
Già attestato nel Corriere della sera del 14 luglio 1995, Corriere Lavoro, p. 9 (Fabio Sottocornola).