nanoscienza
s. f. Lo studio dei fenomeni e delle tecniche di manipolazione di particelle su scala atomica e molecolare. ◆ È l’hi-tech il vero cavallo di battaglia. Con un’impostazione del tutto particolare: «In questo settore – spiega Roberto Cingolani, direttore del settore nanoscienze dell’Isufi, l’Istituto superiore universitario di formazione interdisciplinare dell’università di Lecce – è importante far collaborare laureati in materie anche molto diverse fra loro. Sul modello del dottorato in stile Caltech (California institute of technology)». (Gabriela Jacomella, Corriere della sera, 5 maggio 2003, p. 20, Cronache) • [tit.] Da nanoscienza a nanotech il passo è lungo [testo] […] Da uno scienziato che si occupa di nanoscienza vi aspetterete probabilmente molta propaganda sulle prospettive del nanotech. In realtà verrete in parte delusi da quanto sto per dire: finora c’è molta nanoscienza e molta poca nanotecnologia. Ciò di cui abbiamo bisogno è molta più enfasi sullo sviluppo tecnologico da parte della comunità di ingegneri e meno focus su quello che sta avvenendo in laboratorio. (Meyya Meyyappan, Sole 24 Ore, 2 dicembre 2004, @lfa, p. 1) • la nanoscienza riduce fino a cancellarli i confini fra biologia, chimica, fisica. In un fisico puro la nanoscienza può suscitare un certo nervosismo, perché è subito volta all’applicazione, alla fretta di farne qualcosa. (Adriano Sofri, Repubblica, 21 giugno 2006, p. 1, Prima pagina).
Composto dal confisso nano- (‘relativo a una struttura infinitamente piccola, dell’ordine di un miliardesimo di unità’) aggiunto al s. f. scienza.
Già attestato nella Stampa del 17 novembre 1999, Tuttoscienze, p. 1 (Luca Paolo Ferroni).