nartece
nartèce s. m. [dal lat. narthex -ēcis, gr. νάρϑηξ -ηκος, che aveva i sign. 2 a e b]. – 1. In architettura, parte della basilica paleocristiana e bizantina riservata ai catecumeni e ai penitenti: è costituita da un vestibolo per lo più addossato all’esterno della facciata (più raramente ricavato all’interno di essa), che dal punto di vista architettonico può consistere in un colonnato aperto o in un semplice triforio fiancheggiato da pareti piene; nelle chiese occidentali medievali e moderne, il vestibolo antistante la facciata si indica piuttosto con il nome di pronao o con quello più generico di atrio. 2. letter. a. In origine (e in riferimenti al mondo antico), ferula, canna; indicò in partic. la ferula portata dalle baccanti (più comunem. detta tirso) e la bacchetta con cui i precettori castigavano gli scolari. b. Scrigno, cassetta per contenere unguenti. In partic., recensione del n. (o della cassetta) fu detta dai filologi alessandrini la recensione aristotelica del testo dell’Iliade, che Alessandro Magno portava sempre con sé in un nartece prezioso trovato tra le spoglie del re persiano Dario.