nation building
loc. s.le m. inv. Processo di costruzione di un ordinamento statuale democratico. ◆ Quando decisero di attaccare, gli americani avevano soltanto obiettivi di corto respiro: liquidare il regime talebano, distruggere le basi di Al Qaeda, impedire a Osama bin Laden di utilizzare l’Afghanistan come quartier generale delle sue operazioni terroristiche. Il nation building, vale a dire l’assistenza alla costruzione di uno Stato stabile e democratico, non appartiene alla filosofia politica dei neoconservatori che hanno maggiormente influito sulla strategia afghana del presidente. (Sergio Romano, Corriere della sera, 21 luglio 2003, p. 1, Prima pagina) • Kofi Annan ha accettato, ha inviato in Iraq una delegazione presieduta da Lakhdar Brahimi e il 23 febbraio, il giorno prima del suo discorso al Senato di Tokyo, ha steso un rapporto da cui risalta in pieno il ruolo di direzione del processo di «nation building» che l’Onu già svolge in Iraq. (Foglio, 26 febbraio 2004, p. 1, Prima pagina) • il «patriottismo costituzionale» è forse l’unico davvero praticabile in un’entità politica che riunisce storie, lingue, tradizioni e culture tanto eterogenee. La bandiera e l’inno e tutti gli altri simboli ad alto tasso identitario che hanno contrassegnato i processi di Nation Building nell’Europa degli ultimi due secoli, possono anche essere per il momento accantonati e rinviati a tempi più propizi. (Giovanni Sabbatucci, Messaggero, 19 giugno 2007, p. 17, Economia).
Espressione ingl. composta dai s. nation (‘nazione’) e building (‘costruzione’).
Già attestato nella Repubblica del 23 dicembre 1992, p. 34 (Stuart Woolf).