nato
part. pass., agg. e sost. [lat. natus, part. pass. di nasci «nascere»]. – Come participio con valore verbale, oltre agli usi già indicati sotto il verbo (v. nascere), ha qualche altro uso partic.: i n. nel segno della Bilancia; appena nato, di bambino nato da poco, neonato; nato morto, anche in usi fig. (v. morto, n. 1 c); nato o nata ieri, di persona semplice, ingenua (spec. in frasi negative: non sono mica n. ieri!, dove però sono nato è una forma del verbo nascere); non ancora nato, che non ha ancora visto la luce, o, fig., che non ha ancora avuto origine, inizio: E degli anni ancor non nati Daniel si ricordò (Manzoni); poco com., anima nata, per anima viva (in frasi come non c’era anima nata, non c’era nessuno); nati, nate a un parto, e anticam. nati o nate a un corpo, gemelli, gemelle: le due, nate a un corpo, erano d’età di quindici anni (Boccaccio). Al femm., premesso al cognome che la donna aveva da nubile: Maria Ferrari nata Rossi. In funzione di agg.: nudo nato, ignudo nato, nudo come quando era appena nato; posposto a un agg. o sost., per indicare qualità, difetto, inclinazione congeniti: cieco nato; è un oratore nato, un imbroglione nato, una giornalista nata; e per indicare grande rassomiglianza: è il nonno nato e sputato. Con uso sostantivato, nel solo masch. plur.: i n. del dopoguerra; leva sui n. del 1970; come vero e proprio sost., il nato, i nati, letter., il figlio, i figli, per lo più con l’agg. possessivo: Israèl con lo padre e co’ suoi nati (Dante); più frequente, anche nell’uso com., per indicare i piccoli degli animali. Per ben nato e mal nato, v. bennato, malnato.