nausea
nàuṡea s. f. [dal lat. nausea «mal di mare», gr. ναυσία, variante ionica di ναυτία, der. di ναῦς «nave»]. – 1. In medicina, stato di malessere caratterizzato da un senso di fastidio e di oppressione all’epigastrio, da propensione al vomito, disgusto e ripugnanza al cibo, e accompagnato da pallore, sudorazione, salivazione eccessiva, senso di vertigine, astenia, ecc.; è tipico del mal di mare e di altre chinetosi, ed è inoltre presente in molte malattie sia dell’apparato digerente sia di altri sistemi. 2. Nel linguaggio com., con senso più generico, voglia di vomitare: avere, provare un senso di n.; sentire n. di qualche cibo; avere la n. (e nell’uso fam., avere le n., riferito a gestante); dare, provocare la n.; un odore, un sapore che fa venire la n. (o semplicem. che fa nausea); iperb., mangiare fino alla n., fino all’estrema sazietà. Queste stesse espressioni e altre simili sono usate anche in senso fig., parlando di cose o situazioni che provocano un senso di fastidio, o di ripugnanza sotto l’aspetto morale: che nausea, tutte queste servili adulazioni!