neandertaliano
agg. – Propr., della valle del fiume Neander (ted. Neandertal). In paleoantropologia, è termine usato con riferimento alle popolazioni umane («uomo di Neandertal») diffuse in Europa occid. e in Asia centr. (se ne sono trovati resti fossili, oltre che in quella valle, 12 km circa a est di Düsseldorf, nel 1856, anche altrove, in Italia a Saccopastore e al Circeo) tra 100.000 e 35.000 anni fa, in passato considerate appartenenti a una specie a sé stante (Palaeoanthropus neanderthalensis o Homo neanderthalensis) e attualmente attribuite a una sottospecie della specie umana (Homo sapiens neanderthalensis); cacciatori e raccoglitori, tali uomini vivevano sia in caverne sia in accampamenti all’aperto, producevano utensili litici proprî della cultura musteriana ed erano caratterizzati da platicefalia, fronte sfuggente, arcate sopraorbitarie e arcate dentarie sporgenti rispetto alla volta cranica, cervello di dimensioni leggermente maggiori rispetto all’uomo attuale e ossa degli arti massicce; la loro estinzione è stata probabilmente dovuta a competizione con popolazioni umane anatomicamente e culturalmente più evolute (Homo sapiens sapiens), comparse attorno a 40.000 anni fa.