nefando
agg. [dal lat. nefandus, propr. «indicibile», comp. della negazione ne e fari «parlare»]. – 1. Propriam., di fatto di cui non si può parlare o che non può essere raccontato per l’empietà di cui è prova, quindi malvagio, scellerato: un’azione n.; un n. delitto; colpe n.; rendersi colpevole di n. atrocità; attuare il n. proposito; o gravemente riprovevole sotto l’aspetto morale: vizî n., un incesto n.; o condannabile perché dannoso, esiziale: una n. guerra; letter., infamante: condannare a morte n.; sul letto nefando Quell’afflitto depose la fronte (Manzoni, con riferimento a Cristo morente sulla croce). Con sign. attenuato, spesso scherz. o enfatico, volendo esprimere non condanna morale ma disapprovazione generica per cosa mal fatta, malamente preparata o eseguita: una cena davvero n.; chi è il regista di questo n. spettacolo? 2. Riferito a persona, responsabile di colpe gravi, di azioni malvagie o esiziali: un uomo n.; gente empia e nefanda. ◆ Avv. nefandaménte (poco com.), in modo nefando, scelleratamente, o con effetti esiziali.