cainismo s. m. 1. In etologia, in alcune specie di animali, in particolare tra gli uccelli, l’aggressione e l’uccisione, nel periodo postnatale, del fratello più giovane o più debole da parte del fratello maggiore o più forte. 2. Per estensione, tra gli esseri umani, l’uccisione del fratello, anche in senso figurato, specialmente se più debole. ♦ In molti casi la competizione per l’imbeccata (sibling competition) per asincronia della schiusa si manifesta con interazioni di tipo aggressivo tra fratelli di differente età che, in particolari specie (pellicani, sule, aironi, aquile), sfociano regolarmente nell’uccisione dell’ultimo nato – fenomeno noto come fratricidio o cainismo. (Claudio Carere ed Enrico Alleva, Unità, 9 febbraio 1995, Unità2, p.5) • Il fatto che tre coppie di gipeti nidifichino nel Parco dello Stelvio è già di per sé straordinario, ma che tre su tre abbiano portato a termine la cova e allevato con successo la prole è davvero un bel risultato. Allo stato selvatico schiudono due uova a distanza di una settimana e a questo normale procedere segue, sempre, un episodio apparentemente inspiegabile che rende il gipeto degno del suo antipatico nome di avvoltoio. Si chiama "cainismo": l'arrogante primogenito non aspetta altro che la schiusa del povero Abele per ucciderlo senza pietà. Non c'è una ragione evidente, e la spiegazione di un comportamento evoluto in carenza di risorse alimentari non regge perché si è osservato che quando c'è cibo in abbondanza il perfido Caino è se possibile ancora più aggressivo e spietato, ben pasciuto com'è. (Caterina Gromis di Trana, Stampa, 29 settembre 2004, Tuttoscienze e tecnologia, p. 3) • Solo una minoranza delle nidiate tuttavia si conclude con l’involo di entrambi i giovani di aquile. Infatti solo nei territori più produttivi i genitori riescono a fornire un apporto di prede sufficiente per entrambi i piccoli. Nelle prime settimane di vita si verifica quindi con frequenza un fenomeno biologico denominato “cainismo” ovvero il piccolo d’aquila più vigoroso sopprime il fratello. Così facendo la coppia adulta ha la possibilità di allevare con successo almeno un giovane. (Marco Panella, Carabinieri.it, 1° ottobre 2013) • “Uno scrittore diceva che ‘Gesù Cristo è in agonia fino alla fine del mondo’, è in agonia nei suoi figli, nei suoi fratelli, soprattutto nei poveri, negli emarginati, la povera gente che non può difendersi. A noi, in questo momento, in Europa, ci colpisce tanto questa guerra. Ma guardiamo un po’ più lontano. Il mondo è in guerra. Dappertutto c’è guerra. Perché il mondo ha scelto – è duro dirlo – ma ha scelto lo schema di Caino e la guerra è mettere in atto il cainismo, cioè uccidere il fratello”. È un passaggio dell’intervista di Papa Francesco a Lorena Bianchetti, conduttrice di “A Sua Immagine”, che andrà in onda oggi in una puntata speciale del programma per il Venerdì Santo su Rai 1 alle ore 14: “Quando noi siamo davanti a una persona dobbiamo pensare a cosa parlo di questa persona: alla parte brutta o alla parte nascosta, più buona. Tutti noi abbiamo qualcosa di buono, tutti! È proprio il sigillo di Dio in noi. Mai dobbiamo dare per finita una vita no… finita nel male, dire ‘Questo è un condannato’”. (Agensir.it, 15 aprile 2022, Quotidiano).
Dal nome proprio Caino con l’aggiunta del suffisso -ismo.
Nella prima accezione, la parola è già attestata nel 1992, secondo il Nuovo Devoto-Oli 2021. Nella seconda accezione, in un significato affine, la parola è già attestata in un articolo di Marco Ramperti nel quotidiano Avanti! del 27 novembre 1919, p. 5: «I benpensanti ci ringrazino: se l'inquietudine delle plebi non trovasse in tal modo il suo ordinamento filosofico e la sua espressione politica, saremmo ormai in piena ribalderia medievale, e nessun possidente oserebbe uscire dalle sue castella che con molto spavento e molta scorta: se il cainismo generato dalla guerra è un freno, questo è freno di coscienza socialista». Guido Manacorda, nel Corriere della sera del 16 dicembre 1941, in un articolo intitolato I feticci della massoneria, p. 3, adopera la parola in un’accezione da vagliare con prudenza: «Insomma, vero e proprio panteismo: con in più, tutto un bagaglio iniziatico-esoterico tenuto gelosamente segreto dagli investiti dei gradi supremi. Il bagaglio contiene insieme alla rinfusa orfismo, pitagorismo, culto di Iside, di Ofis, di Zoroastro, di Mitra, simbolismo ebraico (Cabala), e altri elementi ancora, non senza spunti di satanismo e cainismo, e residui torbidi di culto fallico».