calcinculo s. m. inv. (pop.) 1. Giostra in cui i sedili, sospesi da terra, ruotano pendendo da lunghe catene. 2. Rude sistema di punizione, in auge un tempo nelle famiglie patriarcali autoritarie, destinato ai ragazzi giudicati disobbedienti | Per estensione, imprecazione che accompagna un gesto o un momento di stizza. ♦ Se la giostra con i cavalli dalla gualdrappa tutte borchie e i lustrini e la gondola per le nonne e le zie ed il «bicocchino» per i «ragazzi e i militari metà prezzo» è un po' la vecchia signora marchesa, come chi dicesse il «Giannettino» od il «Pinocchio» dei nonni, e quella coi sedioli volanti (non arricciate il naso: la chiamano la «calcinculo») il ricordo sbarazzino dei babbi con pancetta e fili d'argento; pei figliuoli «novecento» c'è ora l'autobolide e il carosello, aggiornatissimo, con le «vespe» e le «lambrette». (Aldo Borlenghi, Avanti!, 19 febbraio 1950, p. 3) • Sicché non è detto che non si ritorni a certi ragionevoli metodi di un tempo e siccome si usa sempre andare più in là del dovuto, chi ci assicura che non assisteremo (i lettori mi perdonino l'espressione fuori norma) al boom del calcinculo, da assestare quando ci vuole ai ragazzini? (Dio, cosa ho mai detto? E che cosa mi scriveranno adesso certe mie severe lettrici, alle quali chiedo scusa in anticipo, senza speranza alcuna di placarle?). (Fortebraccio, Unità, 7 settembre 1975, p. 3, Commenti e attualità) • Giro la chiave, pesticcio con i piedi, colpisco il cruscotto con un pugno, stramaledico, tanto per fare, l'Avvocato... Niente. «Centoventisetle calcinculo». Strillo. Ma non parte. (Lidia Ravera, Stampa sera, 13 luglio 1981, p. 3) • Nonne e mamme pudiche, si ostinano a chiamarli "catene" ma i giostrai per primi, e gli avventori a seguire, conoscono e amano questa attrazione con la dicitura decisamente meno forbita di 'calcinculo'. Scopo del gioco (come sempre presente al luna park nei due formati per grandi e piccini) è riuscire, sfruttando il moto rotatorio della giostra, a spingersi (e qui sta l'utilità di scalciare il sedile di fronte) fino a raggiungere il gagliardetto appeso. (Repubblica, 2 giugno 2001, Genova, p. 10) • C’è sempre un rapporto profondo tra il dentro e il fuori, tra verità che faticano a comunicare, nelle vicende narrate da Bellosi [Chiara B., regista del film Calcinculo, 2021]. La cineasta ragiona sulla solitudine, sull’incapacità di esprimersi. Benedetta guarda Amanda e non parla, non sa che cosa dire. Ha solo bisogno di una presenza vicino a lei. E i calcinculo? Sono quelli che si prendono nella vita, ovvio. Ma per come li descrive Bellosi corrispondono alla giostra dei luna park. Li chiamano anche “seggiolini volanti”. Al corpo centrale sono collegati dei seggiolini appunto, appesi a delle catene. Chi sta dietro spinge quello davanti con dei calci, mentre il tutto gira su sé stesso. Nella scena forse più espressiva del film, Amanda e Benedetta ci vanno insieme. Tra sorrisi trattenuti e difficoltà nel confessare i propri sentimenti, raggiungono l’unico momento di evasione. (Gian Luca Pisacane, Cinematografo.it, 24 marzo 2022) • [tit.] Si stacca un braccio dei “calcinculo”: / tragedia sfiorata a Sabaudia. (Canaledieci.it, 1° maggio 2022, Litorale Sud).
La parola è un conglomerato univerbato tratto dalla loc. calci(o) in culo; nella prima accezione, si riferisce alla forte spinta data con i piedi al sedile davanti, con l’obiettivo di agguantare il drappo o gagliardetto messo in palio; nella seconda accezione, è da collegare alla loc. volg. prendere qlcu. a calci in (o nel) culo (anche fig. ‘trattare malissimo qlcu.’).