Capitalocene s. m. Denominazione polemica che, contrapponendosi al termine descrittivo antropocene (v.), intende mettere in luce le durature conseguenze negative del sistema capitalista sul piano economico-sociale, giuridico e culturale non meno che su quello ambientale. ♦ Jason W. Moore intende immediatamente presentare la “pericolosità” del concetto di Antropocene, quando usato al di fuori dell’ambito di definizione geologica, nella misura in cui riesce sì a fotografare un cambiamento importante nella relazione uomo/ambiente, ma, nello stesso tempo in cui lo “fotografa”, lo mistifica: all’interno di tale “definizione” non si può che leggere «un insieme idealistico di frammenti che ignorano i rapporti storici costitutivi che hanno condotto il pianeta sul baratro dell’estinzione» (p. 29); quello che è possibile definire “Antropocene alla moda” funziona mediante una visione complessiva di popolazioni, ambienti e storie dominata dall’uso delle risorse e completamente astratta dalla dimensione di classe e, genericamente, di potere. In poche parole, l’Antropocene, come concetto-sintomo, nega la disuguaglianza e la violenza del capitalismo, per cui responsabile della catastrofe che potrebbe porre fine al mondo sarebbe un astratto anthropos. Importante è comprendere come, per lo storico ed economista, non si tratti di mettere in discussione l’impostazione geologica che si trova dietro alla definizione di Antropocene, quanto le concettualizzazioni che, muovendo da tale definizione geologica, tendono a mistificare l’intera storia occidentale dell’ultimo mezzo millennio; da qui l’idea di accogliere la definizione di Capitalocene, laddove esso «non è un argomento sulla storia geologica […] è, piuttosto, un tentativo di pensare la crisi ecologica». (Delio Salottolo, Scienzaefilosofia.com, 2019, recensione di Jason W. Moore, Antropocene o Capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nell’era della crisi planetaria, introduzione e cura di Alessandro Barbero, Emanuele Leonardi, ombre corte, Verona 2017) • Del resto la critica all’Antropocene e la sostituzione del termine con Capitalocene è ormai di lunga data (2014) e risale a Jason W. Moore, autore tradotto anche in italiano con Antropocene o Capitalocene? (Ombre corte, 2017). Il capitalismo, secondo questa corrente di pensiero, è un sistema che si fonda sulla subordinazione della natura, umana ed extra-umana, alle necessità della produzione e all’accumulazione di ricchezza. Già nell’articolo, Armiero e De Angelis superavano il termine di Capitalocene declinandolo come Wasteocene, per sottolineare la natura contaminante del capitalismo e la sua persistenza nel tessuto socio-biologico, oltre a rivelarne l’accumulo di effetti collaterali, sia all'interno dei corpi umani che in quello del Pianeta. Marco Taddia, Scienzainrete.it, 18 gennaio 2022, Articolo) • È proprio l’universalismo dell’Antropocene a non funzionare per i critici come Armiero: la crisi ecologica e sociale non può essere trattata semplicemente come un prodotto del genere umano in quanto tale. Per questo, tra i molti -cene alternativi per ribattezzare la nostra epoca, è stato proposto il Capitalocene, l’era del capitalismo: dal nome è subito chiara la connessione tra il sistema economico prevalente e la crisi climatica per causa antropica che stiamo attraversando. E così è nato anche il Wasteocene, che Armiero ha proposto assieme a Massimo De Angelis nell’articolo “Anthropocene: Victims, Narrators, and Revolutionaries”. Sullo stesso modello sono stati proposti molti altri nomi, tutti filogeneticamente legati all’Antropocene. Troppi, ammette Armiero nel libro. Ma perché ce ne servirebbe un altro, allora? Il Wasteocene, mi spiega Armiero, è della stessa famiglia del Capitalocene, quella cioè degli strumenti analitici nati “dentro e contro” l’Antropocene. Ma mentre il Capitalocene indaga le radici, le origini della crisi socio-ecologica, il Wasteocene intende mostrare le sue conseguenze, svelare quanto essa sia reale e vicina a noi, oltre che globale. (Stefano Della Casa, Tascabile.com, 25 gennaio 2022, Scienze) • Nell’articolo intitolato “Capitalocene” all’interno di Trame gli autori spiegano che la crisi che attraversiamo non può essere addebitata all’umanità in quanto tale, perché è originata dalle “disuguaglianze strutturali prodotte dall’intreccio storico tra eteropatriarcato, colonialismo e specismo”. Il termine “Capitalocene” viene proposto da molti studiosi, soprattutto storici e filosofi, come variante più coerente, sebbene sia un termine che, a differenza di “Antropocene”, non è preso in considerazione dalla comunità scientifica. Data di inizio di quest’epoca non sarebbe prettamente la rivoluzione Industriale, ma gli albori del capitalismo occidentale, a partire quindi dal Sedicesimo secolo, con lo sfruttamento sempre più sistematico delle risorse umane e ambientali delle colonie. (Caterina Orsenigo, Tascabile.com, 15 giugno 2022, Recensioni).
Voce ingl. d’autore (propriam. ‘era [-cene] del capitalismo [capitalism]’). La parola compare nel saggio di Jason W. Moore, Anthropocene or Capitalocene? Nature, History, and the Crisis of Capitalism, Oakland, PM Press, 2016, tradotto in italiano col titolo Antropocene o Capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nell’era della crisi planetaria (introduzione e cura di Alessandro Barbero, Emanuele Leonardi, ombre corte, Verona 2017).