coalizione dei volenterosi loc. s.le f. L’alleanza temporanea tra diverse nazioni per dare il via a operazioni militari o umanitarie che non si pongono, o si pongono soltanto in parte, sotto l’egida delle Nazioni Unite. ◆ Restano aperte due strade: la prima è di affidare ad un'organizzazione regionale ad esempio la Nato, o l'Oua (Organizzazione per l'Unità Africana) o Osa (Organizzazione degli Stati Americani) il compito di ristabilire la pace nelle rispettive zone di influenza: è la formula usata con successo nella Bosnia dopo il fallimento dei Caschi blu. Altra possibile via è la costituzione di una «coalizione dei volenterosi», dei Paesi maggiormente interessati, che diano vita ad una forza multilaterale sotto la diretta responsabilità e la guida di un membro dell'Onu: com'è avvenuto per la guerra del Golfo sotto la leadership americana, per l'Albania sotto guida dell'Italia o a Timor Est sotto quella dell'Australia. (Francesco Paolo Fulci, Stampa, 13 maggio 2000, Prima pagina) • Berlusconi non pensa che la guerra possa concludersi nel giro di pochi giorni, ma nella maggioranza c’è chi spera che non si protegga oltre le due settimane. Nel frattempo ci si dispone al drammatico evento, al fianco della «coalizione dei volenterosi». (Francesco Verderami, Corriere della sera, 19 marzo 2003, p. 11, In primo piano) • Al di là delle motivazioni ufficiali, è questo scenario «somalo» che è alla base della richiesta avanzata ai Paesi Nato dal presidente del Cnt, Mustafa Abdel Jalil: protrarre almeno fino alla fine del 2011 la missione in Libia. Scongiurare uno «scenario somalo» con la definizione, di fatto, di un «protettorato» internazionale a tempo per la Libia del post-Gheddafi. Se la Nato risponderà picche, nessun problema: c’è già una «coalizione dei volenterosi» bis sul trampolino di lancio: a guidarla è il Qatar. Volenterosi ma non certo disinteressati. (U.[mberto]D.[e]G.[iovannangeli], Unità, 27 ottobre 2011, p. 32, Mondo) • Sul caos libico la Germania sostiene che Haftar non può essere ignorato, perché ha dietro di sé non solo la Francia, ma anche la Russia, l'Egitto e l'Arabia Saudita: tutte le parti in campo sanno che la parola decisiva possono dirla solo gli Usa. La Merkel in pubblico ha ribadito che l'Italia e gli altri Paesi rivieraschi che difendono i confini della Ue "non possono essere lasciati soli", e che l'accordo di Malta è solo il primo passo. Si cerca di allargare la coalizione dei volenterosi ad altri Paesi. (Concetto Vecchio e Tonia Mastrobuoni, Repubblica.it, 11 novembre 2019, Esteri) • [tit.] L'appello. «Una coalizione di volenterosi per accogliere rifugiati nell'Ue», [catenaccio] L’idea di costituire un nucleo di Stati per dare vita a un nuovo meccanismo di ricollocazione a partire da 5mila persone vulnerabili provenienti dalla Grecia. (Avvenire.it, 23 giugno 2021, Opinioni) • Una coalition of the willing, una "coalizione di volenterosi", è l'espressione partorita dal forum di domenica scorsa in quel di Lancaster House, promosso da Sir Keir Starmer. Ma non è affatto un prodotto delle ultime ore, bensì frutto di corsi e ricorsi storici. Il concetto venne introdotto nei primi anni Settanta da Lincoln P. Bloomfield, professore al Massachusetts Institute of Technology, insieme ai suoi collaboratori, tra cui Harland Cleveland dell’Università del Minnesota. Nel 1971, Bloomfield avanzò l’idea di una coalizione di nazioni pronte a intraprendere operazioni di pace o di stabilizzazione in contesti di conflitto internazionale, come sottolineato in un suo articolo sul New York Times che sondava la possibilità di far risorgere le moribonde Nazioni Unite. (Francesca Salvatore, Giornale.it, 3 marzo 2025, Guerra in Ucraina).
La loc. ricalca l’ingl. coalition of the willing, adoperata a partire dagli anni Novanta del Novecento. Vedi la voce nel Lessico del XXI secolo (2012).