dedollarizzazione (de-dollarizzazione) s. f. L’abbandono del dollaro come valuta di scambio nelle transazioni commerciali e finanziarie internazionali. ♦ Da qualche anno è iniziata la silente de-dollarizzazione del sistema, testimoniata dai dati di interscambio commerciale e dai crescenti episodi di autonomia valutaria. Nel 2012 la Banca Popolare cinese annunciò che non avrebbe più aumentato le riserve in dollari, e prese a valutare l'oro in yuan, rendendo la valuta nazionale convertibile in oro per così commerciarvi il petrolio. Nello stesso anno l'Iran iniziò ad accettare yuan quando vendeva petrolio e gas, diversificazione estesa al rublo nel 2015. (Andrea Greco, Repubblica.it, 4 marzo 2018, A&F Economia) • Esiste una nuova parola («dedollarizzazione»), usata sempre più frequentemente dai Paesi che maggiormente desiderano privare il dollaro delle sue prerogative. Lo desidera la Cina (benché sia ancora proprietaria di bonds americani per più di mille miliardi di dollari). [...] Lo desidera la Russia che ha già cominciato a fare incetta di oro e ne possiede per il valore di 537 miliardi di dollari. E lo desiderano infine, anche se con maggiore discrezione e riserbo, alcuni Paesi della Unione Europea (fra cui Francia e Germania) che fanno parte della Eurozona. (Sergio Romano, Corriere della sera, 30 agosto 2020, p. 17, Esteri) • La spinta verso la dedollarizzazione – decisa circa tre anni fa dal Cremlino per schermare l’economia russa dalle sanzioni Usa – potrebbe invece non essersi esaurita, benché Mosca abbia già tagliato in modo drastico la presenza del biglietto verde nelle riserve valutarie a favore non solo dell’oro ma anche dell’euro e dello yuan cinese. Nel corso del 2018 era stata la divisa europea a superare il dollaro nelle riserve russe: la prima era balzata dal 21,7 al 31,7% del totale, mentre la valuta Usa era crollata in solo anno dal 45,8 al 22,7%, una quota simile a quella attuale. (Sole24Ore.com, 13 gennaio 2021, Finanza) • Tuttavia, negli ultimi 10 anni si è evidenziato una netta riduzione del suo utilizzo [del dollaro] di oltre il 20%, cresciuta dal 2022 con la guerra nell’est Europa, portando a una percentuale nelle riserve delle banche tra il 60% e il 70%, ai minimi dagli anni 70′. Un dato che per alcuni indica l’inizio di quel processo che prende il nome di dedollarizzazione. (Gianluca Conte, Finanzadigitale.com, 23 giugno 2023, Economia e Finanza) • [tit.] Putin: il processo di dedollarizzazione dei Brics è irreversibile. (Milanofinanza.it 22 agosto 2023).
Derivato dal s. f. dollarizzazione con l’aggiunta del prefisso de-. Da cfr. con l’ingl. dedollarisation.
Già attestato nel «Corriere della sera» del 25 maggio 1978, in un editoriale di prima pagina a firma di Alberto Ronchey: «Il ribasso del dollaro non può continuare a lungo, senza provocare l'aumento o la "dedollarizzazione" dei prezzi delle materie prime, anzitutto il petrolio».