delulu agg. (iron.) Nel linguaggio dei social media, viene detto di chi, e spesso da chi, si abbandona a fantasie irrealizzabili e destinate a essere infrante, per es. vagheggiando relazioni sentimentali con personaggi famosi come creator e influencer. ◆ Siamo sempre più immersi negli anglicismi, negli slang e negli acronimi ed a volte si fa davvero fatica a stare al passo con i loro significati. Una delle ultime parole diventate virali su TikTok è “Delulu” e forse vi sarà capitato di vedere alcuni video dove i creator lo utilizzano in frasi come “Mi sento Delulu” oppure “Sono Delulu”. Ma che cosa significa? Questo termine è nato negli Stati Uniti e quindi la sua radice deriva dall’inglese. Come successo però per altri acronimi – vedi POV che significa Point Of View – anche questo viene utilizzato in Italia. La parola “Delulu” deriva da Delusional che significa Illuso/a e viene utilizzato per descrivere una persona o se stessi/e quando crediamo in fantasie irrealizzabili e veniamo appunto delusi/e. Su TikTok viene utilizzato soprattutto nel contesto delle relazioni, come quando una persona si prende una cotta per un creator o un influencer e viene definita “Delulu”. Non solo, viene utilizzata anche in generale per raccontare la propria illusione, o disillusione postuma, a qualcosa che è successa all’utente. (Team Digitale, Rds.it, 28 settembre 2023, Viral News) • Delulu: uno degli slang che si è diffuso maggiormente negli ultimi anni tra i giovani, “delulu”, deriva dall’aggettivo inglese “delusional” (“delirante”) e descrive una persona con convinzioni o fantasie impossibili da realizzare. Si usa spesso in relazione alle “cotte” romantiche che i fan si prendono per note celebrità, soprattutto appartenenti a giovani gruppi musicali. (Maurizio Costanzo, Nazione.it, 16 aprile 2024, Firenze) • "Delulu is the solulu" è un trend che spopola tra i giovani. ‘Delulu' è un'abbreviazione di ‘delusional', parola che in italiano corrisponde a autoinganno, delirio. Il termine ‘Solulu' invece è l'abbreviazione della parola inglese ‘Solution', ovvero la soluzione. Pertanto, la traduzione diventa "L'autoinganno (o il delirio) è la soluzione" e viene usata come frase dalla Gen Z per descrivere qualcuno deluso dalla propria vita amorosa e con convinzioni irrealistiche (e deliranti) su una data situazione. (Gaia Martino, Fanpage.it, 13 giugno 2024, Spettacolo) • Delulu si usava già nel 2014, per descrivere i comportamenti spesso «delusional» (ossia deliranti) di alcune fan dei gruppi K-POP, le boyband e tutte le convinzioni fantasiose e surreali che ne derivavano, come per esempio immaginarsi relazioni platoniche tra componenti (le ship) e, perché no, scrivere fanfiction a riguardo. Oggi, grazie al genio (spesso incompreso) della gen z, il termine delulu ha acquisito un significato più scherzoso e anche autoironico: è come se ci auto-definissimo volontariamente ciechi davanti a certi aspetti della vita o li rendessimo volutamente meno lucidi e più fiabeschi per poterli esorcizzare. (VanityFair.it, 14 giugno 2024, Next).
Voce ingl., lanciata in Internet come deformazione parodistica di delusional (‘delirante’).
Delulu: il fascino dell’ambiguità
di Beatrice Cristalli
«Puoi chiamarla illusione», dichiara Bianca Bello, creator statunitense su TikTok, ai microfoni di «The Guardian», «ma non ho mai visto una versione di illusione che non funzioni. La magia è illusione, è il potere del cervello» («The Guardian», Going ‘delulu’: being delusional is the new manifesting, 8 novembre 2023). Questo pensiero cristallizza un atteggiamento mentale tanto ironico quanto emblematico della “spiritualità” digitale che pervade le nuove generazioni. Vi dice qualcosa la pratica del manifesting? In Italia, questa tendenza risuona nel concetto di “manifestare”, un verbo che nulla ha a che fare con la politica o le piazze. In questo caso, “manifestare” si traduce nell’arte di focalizzare pensieri ed energie su un obiettivo, nella convinzione che il desiderio possa addirittura plasmare la realtà (si veda anche l’espressione legge dell’attrazione). Negli anni Cinquanta, Norman Vincent Peale lo avrebbe chiamato «pensiero positivo», ma oggi la narrazione si è spostata su un nuovo terreno: non c’è Dio, né destino, solo il potere di un io che sceglie cosa essere. Il fascino di delulu e della sua pseudofilosofia risiede proprio nella sua ambiguità. Da un lato, è un gioco ironico, un invito a sognare senza freni, a liberarsi del peso dell’«arido vero», come direbbe Giacomo Leopardi, dall’altro, si adatta perfettamente a un contesto iper-individualista, dove il messaggio sotteso è chiaro: tutto dipende da te. Non solo devi puntare in alto, ma puntare oltre, al limite del “delirio”, come se bastasse immaginare per trasformare l’impossibile in realtà. Eppure, sappiamo che la vita non funziona così. Diventare delulu e manifestare rappresentano una scorciatoia, una strategia per eludere la complessità, il rischio e – inevitabilmente – il fallimento. Ma sono anche un atto di ribellione contro un mondo che forse lascia pochi spazi ai sogni.