escapismo s. m. Fuga, evasione dalla realtà (percepita come noiosa o problematica), messa in atto cercando rifugio nell’immaginazione o nel divertimento. ♦ Il regista James Orr, per la ditta Walt Disney, ha preteso, tre anni fa di raccontarne la storia da un’altra angolazione: ossia mostrare come il figlio di un ungherese emigrato in America nel secolo scorso, ribelle alle costrizioni familiari, possa divenire un valente prestigiatore prima, poi un grande esperto di “escapismo”, l’arte di evadere, incatenato, da situazioni definite impossibili. (F.B., Corriere della Sera, 13 giugno 1990, p. 23, Spettacoli) • Persino nella barca a vela di [Massimo] D’ Alema e di altri leader politici c’è una traccia di escapismo, un elemento, un retrosapore, peraltro consapevole, di «fuggiascheria». (Francesco Merlo, Repubblica, 3 giugno 2004, p. 1, Prima pagina) • Devo dire che il pensiero, per un attimo, sfiora anche me. Secondo alcuni detrattori il nature writing è solo un altro modo per trasformare la natura in merce, renderla “un’esperienza”, qualcosa di vendibile e consumabile. Nel 2013, Steven Poole sul Guardian scrive che «il nature writing riduce l’ambiente a una specie di Prozac senza ricetta, una fantasia pastorale che nasconde il più trito escapismo borghese urbano». (Francesco Guglieri, Rivistastudio.it, 9 marzo 2016) • Una buona medicina contro il coronavirus è quella che combatte la paura dell’epidemia. Questa medicina si chiama “escapismo”, che consiste nella scelta di estraniarsi dal presente per vivere in un altrove temporale di proprio gradimento. La sperimentò su di sé Italo Calvino per rifuggire la sua attualità che deprecava e riparare in un mondo distopico e acronico regolato dalla sola forza capace di togliere l’uomo dal suo tempo e dal suo spazio: la letteratura. L’escapismo fu il solo mezzo di conforto se non di salvezza dei detenuti del lager nazisti, la cui unica possibilità di evadere era quella di riunirsi e raccontarsi storie, come la comitiva boccaccesca sotto la peste. (Gianni Bonina, Reset.it, 27 marzo 2020, Blog Il sottoscritto) • Innanzitutto va detto che l'appropriazione culturale del britannico Tolkien a destra è un fenomeno quasi interamente italiano. Provate a parlarne ai "capelloni" che hanno animato la controcultura statunitense dei Sessanta, e vi diranno che consideravano Il Signore degli Anelli un testo sacro. Lo scrittore Theodore Roszak non a caso raccontò di “hippies attorno ai trent’anni che portano distintivi con scritto ‘Frodo vive’ e arredano i loro appartamenti con mappe della Terra di Mezzo (era anche un club londinese alla moda, ndr)". Le prime traduzioni animate dell'opera portavano con sé i segni di quell'escapismo campestre. Persino l'editore italiano – e di destra – Rusconi non aveva potuto fare a meno di apporre, su una ristampa del 1977, una fascetta con la dicitura “la bibbia degli hippies”. (Paolo Mossetti, Wired.it, 31 agosto 2023, L'analisi).
Adattamento dell’ingl. escapism (‘il cercare distrazione da una realtà difficile da sopportare’).
Il sito dell’Accademia della Crusca (https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/escapismo-escapista-una-fuga-tra-le-parole/2873) segnala che la prima attestazione di escapismo nell’it. scritto risale al 2 gennaio 1947, in un articolo di Carlo Maria Franzero comparso nella «Nuova Stampa» (p. 1). Nella stessa pagina nel sito dell’Accademia della Crusca, Simona Cresti aggiunge che «escapismo ed escapista […] si configurano come internazionalismi: oltre ai corrispondenti inglesi che abbiamo già citato [escapism ed escapist], troviamo le coppie escapismo/escapista in spagnolo; escapisme/escapiste in francese; Eskapismus/Eskapist, Eskapistin (e anche l’aggettivo eskapistisch) in tedesco».