esternalizzazione delle frontiere loc. s.le f. Nelle politiche europee tese a ostacolare l'accesso dei migranti all'interno del territorio degli Stati membri, spostamento dei confini verso zone extraterritoriali, in modo da trasferire a Paesi terzi concordi la responsabilità della gestione di persone alle quali di fatto viene negata l’accoglienza. ◆ Come rimarca la parlamentare europea Elly Schlein (Possibile), relatrice ombra della riforma di Dublino per il gruppo S&D. "Da tempo stiamo conducendo una battaglia per cancellare il criterio ipocrita del primo Paese d'accesso e sostituirlo con un meccanismo centralizzato e permanente di ricollocamento. Trovo vergognoso che l'unica cosa su cui i governi europei riescano a trovare un accordo sia l'esternalizzazione delle frontiere e delle responsabilità sull'accoglienza, parlando solo di accordi con la Libia e i Paesi terzi per evitare l'arrivo dei migranti, mentre non fanno un passo avanti su Dublino". (Repubblica.it, 30 giugno 2017, Esteri) • Il dossier [Expanding the Fortress – Ampliando la Fortezza, diffuso dall’istituto transnazionale Stop Wapenhandel] esamina da vicino tutti i 35 Paesi a cui l’Ue attribuisce priorità negli sforzi di esternalizzazione delle frontiere. Il 48% (17) ha un governo autoritario e solo quattro possono essere considerati Stati democratici. Il 100% (35) pone rischi estremi o elevati per il rispetto dei diritti umani. Il 51% (18) è classificato come 'basso' negli indici dello sviluppo umano. (Nello Scavo, Avvenire.it, 20 maggio 2018, Migranti) • Nel diritto internazionale moderno, la frontiera è intesa come un luogo fisico, statico, lineare: è quel limite territoriale all’interno del quale esiste la sovranità, tanto da creare lo Stato. Tale ricostruzione teorica stride con quanto oggi accade nel Mediterraneo centrale dove, nel contesto migratorio, le frontiere appaiono invece liquide, in continuo mutamento, ancorate non tanto ai confini degli Stati, quanto più allo status delle persone. Qui la frontiera perde la sua connotazione territoriale per diventare “funzionale” e materializzarsi dove si trova il titolare del diritto o dove si manifesta la condotta rilevante: per esempio, la frontiera “funzionale” che separa i migranti dal territorio italiano non corrisponde più solo ai confini dello Stato, ma coincide anche con quegli spazi che si trovano al di fuori di esso, dove di fatto si realizzano alcune delle politiche di gestione e controllo delle frontiere. L’espressione “esternalizzazione delle frontiere” è oggi comunemente utilizzata in diritto internazionale per riassumere il fenomeno appena delineato e descrivere quei processi attraverso i quali gli Stati di destinazione dei flussi migratori ne realizzano extra-territorialmente la gestione. (Alice Riccardi, Questionegiustizia.it, gennaio 2020, Rivista/Articolo) • Nel breve articolo colpisce la preoccupazione per le politiche migratorie del Regno Unito, a dire il vero ormai analoghe in molti governi in tutto il mondo (e in questo la brexit non fa la differenza): respingimenti, indebolimento dei diritti dei migranti forzati, procedure accelerate per la valutazione delle domande d’asilo, esternalizzazione delle frontiere. (P. Camillo Ripamonti, HuffingtonPost.it, 21 gennaio 2022, Blog) • Gli organizzatori sostengono che, negli ultimi anni, si è assistito nei confronti dei migranti a un’escalation di violenza denunciata nei rapporti di organizzazioni quali l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), Amnesty International e Human Rights Watch. Chiedono un intervento dell’UE nell’ambito delle sue competenze concorrenti, volto a porre fine a tali presunte violazioni dell’articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali, segnatamente: «1) all’ingresso nello spazio comune europeo attraverso la regolamentazione dell’attività di controllo delle frontiere e previsione di sanzioni specifiche per i paesi che violino apertamente il divieto dell’uso della violenza, della tortura e di trattamenti inumani e degradanti; 2) all’interno di paesi terzi, fuori dall’UE, nell’ambito di operazioni volte alla cosiddetta “esternalizzazione delle frontiere” europee attraverso la previsione di sanzioni specifiche per i paesi membri che concludano accordi che non prevedano il controllo del rispetto dell’articolo 4 […] (Eur-lex.europa.eu, Decisione di esecuzione (UE) 2023/165 della Commissione [relativa alla richiesta di registrazione dell’iniziativa dei cittadini europei dal titolo «Articolo 4: Stop tortura e trattamenti disumani alle frontiere d’Europa» a norma del regolamento (UE) 2019/788 del Parlamento europeo e del Consiglio], 12 gennaio 2023).
Espressione composta dal s. f. esternalizzazione, dalla forma articolata f. pl. della prep. di e dal pl. del s. f. frontiera.
Già attestata nella Repubblica del 20 novembre 2015, p. 14, Commenti (Umberto Santino). Da rinviare all’inglese border externalisation, che sintetizza la loc. externalisation of border control(s). Attestata anche la loc. it. che traduce quest’ultima espressione: esternalizzazione del controllo delle frontiere (o e.dei controlli di frontiera e sim.).